Finanza

sabato 15 dicembre 2012

Tobin Tax: l'ultimo regalo di Monti alle banche e l'ennesima bastonata ai cittadini

Monti non si smentisce ed esce di scena (per adesso) con i regali di natale per gli amici di sempre: le banche e la finanza.
La Tobin Tax (uno dei cavalli di battaglia della sinistra di Bersani e Vendola) è diventata legge. Ma è stata stravolta nei suoi principi fondamentali.
La mia contrarietà a tale legge deriva dal fatto che l'applicazione di tale tassazione avrebbe significato la quasi chiusura della borsa italiana. Questo scenario si sarebbe verificato in conseguenza del fatto che, come chiaramente dichiarato dai player di borsa, gli scambi si sarebbero spostati su piazze non tassate o, comunque, più favorevoli. Avrebbe comportato un gettito di entrate fiscali in diminuzione anzichè in aumento. In pratica la solita fuga di capitali che l'Italia è così brava a provocare. Altri paesi pronti a ricevere a braccia aperte ringraziano.

Ecco, allora, il colpo di coda montiano: cambiamo l'aliquota, fissiamo limiti massimi su certe operazioni ed escludiamo completamente la Tobin Tax per quanto riguarda i fondi pensione e di previdenza e per i Market Maker. Escluse anche le società a bassa capitalizzazione e i trasferimenti di proprietà di azioni per le società con capitalizzazione sotto certi limiti. L'imposta di bollo non potrà superare il limite di 4500 euro, ovviamente, vale solo per chi muove capitali enormi, come le banche. Naturalmente, questo limite privilegiato, non viene applicato alle persone fisiche. La grande finanza pagherà briciole, mentre gli altri pagheranno senza limiti.

In pratica che pagherà veramente ed in modo penalizzante la Tobin tax ? La risposta si evince facilmente: i cittadini normali che non fanno speculazioni a danno di nessuno, che non sono in gradi di influenzare il mercato a proprio vantaggio. Per i derivati poi un altro favore: per loro, la Tobin Tax, non si applicherà a marzo 2013, ma a luglio 2013. Cinque mesi dopo; il motivo non è dato sapersi.

La cosa più interessante è che dopo aver sbandierato che la Tobin Tax avrebbe portato nelle casse delle stato ben 800 milioni di euro nel 2013 si scopre che con queste splendide variazioni della legge, l'anno prossimo, entreranno solo 150 milioni di euro nelle casse dello stato e, per di più, pagheranno i soliti noti. Quel ceto medio che oltre ai danni evidenti è preso in giro in modo disarmante.

Ancora più interessante è il comportamento del centro sinistra. Addirittura con un comunicato, come potete leggere nell'immagine, si fregiava di far pagare la grande finanza. E' incredibile che abbiano approvato la legge privilegiando proprio la grande finanza a scapito della società civile.
Predicare bene e razzolare male. Meritano uno spot: Votate Pd e Votate Vendola.

Nicola Mastropietro

  

lunedì 10 dicembre 2012

La sfida dell'internazionalizzazione


Internazionalizzarsi non e’ importante. E’ necessario.

Se torno indietro di qualche decennio e penso a quando stavo per iniziare ad occuparmi di export, con le ambizioni ed i sogni che fanno parte dell’eta’ post universitaria, c’è una cosa che mi appare con grande evidenza: la ricchezza fornitami dai tanti viaggi intrapresi, dalle tante persone conosciute, dalle diverse realtà e culture con cui ho dovuto confrontarmi, dalle modalità di lavoro che ho avuto modo di apprezzare, spesso così lontane da quelle a cui siamo abituati in Italia. Una serie di aspetti, in definitiva, in grado di accrescere la professionalità assieme alla propria personale cultura.

Ho premesso questo per allontanarmi per un momento da quello che viene percepito come
significato della parola magica che si sente oggi pronunciare sempre più spesso: internazionalizzarsi. Mi sembra vi sia la tendenza a confonderlo con “andiamo a produrre là nel paese x, che costa niente” oppure ”ho sentito che nel paese y si può vendere di tutto, gli possiamo mandare quello che ci è rimasto in magazzino”. Certo, ci sono a volte delle opportunità, si aprono mercati nuovi, vi sono crescite ormai impensabili dalle nostre parti e nel breve periodo è giusto coglierle. Sarebbe da pazzi rinunciare a guadagnare laddove si può, pur senza mai illudersi in merito alla facilità di certi incredibili guadagni.

Tuttavia non è questa la vera occasione a lungo termine, quella che può davvero costituire il passo in avanti e consentire alle aziende di crescere. Io credo in primo luogo che le nostre aziende non si debbano sentire piccole ed agire da piccole. Sono state e sono grandi nel saper costruire col sudore della fronte un paese che deve a loro ed a nessun governo i traguardi raggiunti .

Ma ora si tratta di vedere più in là, di guardare il business sotto un ottica diversa. Le aziende italiane devono tener presente che la loro grandezza sarà data soprattutto dalla voglia e dalle capacità di entrare in sintonia con nuove culture, adattando i propri prodotti, servizi, modalità di approccioQuesta è l’opportunità più grande. Il vero guadagno non sara’ dato dalla vendita di qualche container in più, sarà la possibilità di confronto, la crescita personale e professionale dei dipendenti assieme ai manager, alla proprietà e a quanti collaboreranno con l’azienda stessa. Questo consentirà alle aziende di costruirsi posizioni stabili e durature .

Non necessariamente si tratterà di grossi investimenti. L’investimento sarà grande non nelle uscite iniziali ma nel ritorno e nella durata.

Internazionalizzarsi non e’ importante. E’ necessario.

Sergio Turrini

mercoledì 28 novembre 2012

L'Italia avrà bisogno di una manovra da 20 miliardi di euro: e li pagheremo noi

Nell'ultimo post "Monti: uno sfacelo" avevo pubblicato l'elenco delle malefatte del Professore. Puntualizzando il mancato raggiungimento degli obiettivi dichiarati. Gli effetti delle nefandezze erano evidenti a tutti, ma ora trovano conferma in termini ufficiali. 

Oggi (vedremo se lo scriverà qualche giornale o se verrà comunicato in qualche tg televesivo) gli economisti dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche (Ofce) di Parigi, del Macroeconomic Policy Institute (Lmk) di Dusseldorf e dell'Economic Council of the Lbour Movement (Eclm) di Copenaghen hanno presentato uno studio al parlamento europeo a Bruxelles. Si tratta della prima inchiesta indipendente sulla crescita.

Da questo studio emerge che il deficit dell'1,7% del 2012 e dello 0,5% del 2013 non verrà raggiunto e che tale situazione provocherà un disavanzo rispettivamente del 2,5% e del 1,3% del Pil. In termine monetari significa un disavanzo di 9,5 miliardi nel 2012 e di 10 miliardi nel 2013. In totale siamo vicini a 20 miliardi di euro.

Possiamo proporre un quiz. Dove gli andrà a prendere Monti ? E dopo di lui i prossimi governanti. Lascio alla libera immaginazione.  


Nicola Mastropietro

giovedì 22 novembre 2012

MONTI: UNO SFACELO

Ebbene, sì. Monti è un genio e i numeri non fanno altro che confermare quanto sia stato illuminato in questi 12 mesi di sciagurato governo. Già, perchè una cosa è la vendita dell'immagine di un premier, di un professore, di un economista, ma ben altra cosa sono i fatti generati dagli atti, dalle idee applicate e dalle sciagure o dalle gioie promesse generate.


L'immagine la conosciamo tutti; proviamo ad analizzare i numeri:


  • grazie a Monti e alla sua politica avveduta il debito pubblico ha raggiunto il record sia in termini numerici (1995 miliardi) che in termini percentuali (126%)
  • il rapporto deficit/pil non raggiungerà il target previsto. Nonostante le tasse esorbitanti l'effetto depressivo (lo sapevano anche i sassi) è stato superiore a quello del maggior gettito
  • Grazie alla sua manovra per la crescita il pil perderà quasi il 3% nel 2012 e sarà in calo anche nel 2013.
  • Lo spread è ancora alto, ma soprattutto se non fosse intervenuto il presidente Draghi in aiuto di Monti annunciando acquisti senza limiti di titoli di stato il differenziale sarebbe oltre 500 punti base.
  • Ha voluto tassare il lusso incassando solo il 25% di quanto pensava di ricavare come maggior gettito (ma ci è o ci fa). Un fallimento totale, anche perchè questa grande idea ha creato disoccupazione e portato notevoli difficoltà alle aziende produttrici.
  • La Signora che si commuove ha fatto una riforma del lavoro talmente evoluta e adeguata alla situazione reale tale da ridurre ulteriormente l'occupazione anzichè portare nuovi posti di lavoro.
  • Anche l'aliquota secca per gli affitti è stata un fallimento: pensava di incassare 4 miliardi e ne ha incassato solo 1. 
  • Ha aiutato in tutti i modi le banche e oggi deve salvare il Monte dei Paschi di Siena (mps) mettendo soldi degli italiani per evitarne il fallimento.
  • E' talmente intelligente che aveva messo in atto una vera truffa a danno degli italiani (sempre per salvare mps) che l'Europa ha bocciato senza riserve; e nei telegiornali, ovviamente, non ne hanno parlato
Un'altra cosa interessante riguarda l'accordo con la Svizzera. Pubblicizza un'aliquota del 25-30%. Ma la Svizzera non vuole andare oltre il 10-12%. Anche perchè nel caso del 25-30% lo stato italiano, come al solito, incasserebbe molto meno di quanto pensa. Nessuno lo scrive, ma tutti lo sanno. Ciò che serve è lo specchio per le allodole per gli italiani che crederanno che chi ha veramente i soldi pagherà tasse elevate e che l'Italia recupererà degli importi dichiarati che, nella realtà, non si incasseranno mai. 


Facciamo tutti i complimenti a Monti. Ma noi italiani, purtroppo, ci meritiamo i Monti. 

Nicola Mastropietro


mercoledì 21 novembre 2012

Rivoluzione digitale: la marcia continua

La marcia del digitale continuerà, inarrestabile, in tutti i settori dell'Entertainment & Media raggiungendo nel 2016 un valore globale di 2.100 miliardi di dollari. 

Minaccia o opportunità? Come sempre la risposta esatta è la seconda. Perché il trend digitale, oltre a tradursi in una crescita per molti settori da anni in crisi - pensiamo all'industria musicale -, moltiplica le possibilità, rimescola gli assetti, in un sistema esploso di potenzialità inesauribili se ben amministrate. 

I maggiori investitori saranno gli USA con 464 miliardi di spesa, seguiti da Giappone, Cina e Germania, fino al Brasile, in continua crescita. Tutti gli ambiti asseconderanno questa tendenza a discapito della pubblicazione e distribuzione su supporto fisico: si stima una crescita del 30% per gli ebooks e del 16% per l'internet advertising, la musica in formato digitale raggiungerà il 55% delle entrate complessive e la spesa per videogiochi online e wireless supererà quella dei tradizionali giochi per console e PC. Anche per la produzione video si affermeranno i servizi streaming, con un calo sempre più consistente degli abbonamenti TV.

In cosa si traduce tutto questo? Di fronte ad un modello di fruizione dei contenuti sempre più libero e svincolato da logiche dall'alto ogni produttore dovrebbe rielaborare le proprie strategie di business; quindi, nuove figure aziendali esperte e nuove modalità di creazione delle campagne di adv che tengano conto della proliferazione dei device mobili e dei nuovi canali di comunicazione. Non c'è tempo per le incertezze: il futuro è adesso ed è digitale.

Barbara Nazzari


martedì 13 novembre 2012

Ecommerce: il futuro nella multicanalità

Il mercato dell'ecommerce non è mai stato così florido. Ma a fronte di una domanda sempre più insistente, le aziende devono sapersi aprire all'innovazione con competenza e professionalità per sfruttare al meglio i nuovi canali di vendita.

Le parole d'ordine sono fiducia e contenuti. 

I numeri parlano da soli: 10 milioni di acquirenti on-line con una crescita della domanda del 18% nel 2012, per un volume di affari di quasi 10 miliardi di euro. Due problemi si pongono: come soddisfare un'utenza sempre più esigente e attenta e come convincere gli utenti internet italiani che ancora non utilizzano il mezzo ad avvicinarsi ad esso.

Per assecondare i primi è fondamentale la costruzione di una piattaforma ricca di informazioni chiare e approfondite: l'acquirente on-line non è generalmente predisposto all'acquisto frettoloso e poco ponderato ma si informa su forum, blog, motori di ricerca che comparano qualità e prezzi ed è positivamente colpito da un sito che offre informazioni esaustive ed un sistema di feedback da parte degli utenti. In secondo luogo va studiato un sistema integrato di analisi della clientela così da offrire newsletter personalizzate ed altri strumenti di fidelizzazione con suggerimenti ad hoc in base alle precedenti scelte d'acquisto.

Per avvicinare l'utente scettico è fondamentale creare un rapporto di fiducia e questo si può ottenere puntando sulla credibilità e solidità del brand e garantendo sistemi di pagamento sicuri e certificati. 

Ma, facendo un passo indietro, niente di questo è realizzabile senza un rinnovamento all'interno delle aziende. E rinnovamento non è solo decidere di aprirsi alle nuove tecnologie ma farlo con investimenti adeguati, affidando i progetti a professionisti della cultura digital che sappiano sfruttare le potenzialità del mezzo, integrandole con le capacità dei social network di fungere da cassa di risonanza.

Insomma, una vera multicanalità in cui non ci sia più una gerarchia tra offline e online ma la semplice offerta di più opportunità d'acquisto per il cliente. 

Barbara Nazzari

martedì 6 novembre 2012

Ricette per competere

Louis Gallois, l'ex numero uno del gigante di aerospaziale e difesa Eads-Airbus. Ed è il super-consulente del governo francese con il compito proporre le soluzioni necessarie per rilanciare la competitività in continuo calo della Francia. Alcuni dati sono esemplificativi: esportazioni passate dal 12,7% al 9,3% (i tedeschi sono saliti al 22%), l'interscambio mondiale è passato dal 5,5% al 3,3%, il deficit commerciale è di 70 miliardi e il contributo dell'industria al valore aggiunto nazionale è sceso al 12,6% quando nella stessa Italia è pari al 18%. 
Il suo rapporto non lascia adito a dubbi. Si sa cosa si dovrebbe fare, ma l'arretratezza della mentalità europea non consente di passare all'azione. Quindi, ecco la proposta shock:

Riduzione di 30 miliardi dei contributi sociali (di cui 20 miliardi a carico delle imprese e 10 a carico dei lavoratori dipendenti 


L'analisi del Fondo Monetario Internazionale e dell'Ocse (uscirà a giorni) è in linea con quanto affermato dal Gallois. L'invito è lo stesso ed è ritenuto insostenibile il costo del lavoro e una spesa pubblica che si aggira intorno al 56% del PIl. Inoltre, sostiene il FMI il fisco deve essere ridotto per ridare fiato alle imprese.

Le ricette sulle quali, oramai, convergono la maggioranza delle analisi è abbastanza chiara: competitività e crescita sono possibili solo se si diminuisce la presenza pachidermica dello stato (che deve fissare regole forti e precise, non spendere risorse che non ci sono) e se si rende il sistema economico snello e in grado di adeguarsi velocemente al dinamismo del mondo in evoluzione.

Nicola Mastropietro
Manager On Request

mercoledì 22 agosto 2012

Monti ha creato uno stato di guerra.

Due dita. Forse è un rafforzativo

A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire la bocca e togliere ogni dubbio. Oscar Wilde


Sembra incredibile che quando una persona possiede il potere faccia di tutto per esplicitare la propria stupidità. In soli 8 mesi (agosto non è ancora finito) chiunque dovrebbe piegarsi di fronte all'incontrovertibile evidenza. Per chi l'avesse dimenticato è bene ricordare la determinatezza con la quale il titolato Monti ha voluto che tutti si rendessero conto della sua mente eccelsa.





  1. Il primo provvedimento da lui fatto (dicembre 2011) l'ha voluto definire "salva-stato". Stranamente se non fosse intervenuta la BCE dando soldi alle banche (aggirando il divieto di acquistare direttamente titoli di stato) l'Italia avrebbe dovuto chiedere aiuto al FMI. Lo affermò anche il premio nobel Paul Krugman. Non avrebbe salvato nessuno. Ma aveva appena iniziato.
  2. Dopo i suoi primi provvedimenti a fine dicembre invece di tacere disse che l'effetto recessivo sull'economia del suo salva stato sarebbe stato solo dello 0,4%. Altra facezia. Per Confindustria, FMI e qualsiasi altra analisi internazionale veniva ipotizzata una riduzione tra 1,5% e il 2,4% del PIL. Uno contro tutti. Ma lui è l'essere superiore....e infatti la realtà gli ha provocato una becera figura.
  3. A marzo dalla Cina ebbe a dire che si doveva stare tranquilli perchè la crisi in europa era ormai finita. Per tutti doveva ancora cominciare, come poi è puntualmente avvenuto. Per l'economista doc, invece, era finita. Un'altra cazzata gratuita. Per non smentirsi l'ha ripetuta il mese scorso e lo sta ripetendo in questi giorni dicendo che, Lui, vedeva e vede la luce in fondo al tunnel. Veramente patetico
  4. Come dimenticare la maggior idiozia da lui detta: con le liberalizzazioni (taxisti e farmacisti) si otterrà un aumento del PIL dell'11%. A 70 anni l'alzheimer può essere improvviso e devastante.
  5. La riforma del lavoro da lui sostenuta a spada tratta avrebbe dovuto produrre posti di lavoro come non mai. Anzi, era proprio questo che il mercato delle imprese e finanziario si aspettava. Come avevano pronosticato tutte le analisi la disoccupazione è aumentata e lo spread pure. La riforma è pessima è un danno per il mondo del lavoro. Un genio imprevedibile.
  6. Ovviamente, il problema non sono le nefandezze da lui dette e fatte, anzi, il problema è che lui non è capito. Persino un gestore su skytg24 nel sentire queste affermazioni scoppiò in un " Monti la deve smettere di dire stupidate". Lo rispettano tutti nel mondo. Si vede. Visto che non è certo l'unico ad avere questo elevato concetto di base sulla persona in questione.
  7. Oltre a tutto è, probabilmente, anche bugiardo. In Finlandia dice che è tutto a posto e che ha convinto il primo ministro finlandese. Una grande vittoria per L'italia. Ottimo. Strano, però, che 2 giorni dopo il ministro finlandese affermi che l'Italia se vuole i soldi dovrebbe garantire le somme con il colosseo e altri patrimoni nazionali. Inoltre, esclude che si possano concedere soldi senza vincoli e precisa che oltre ad averlo detto a Monti l'aveva già detto anche nella riunione ufficiale europea. Poverino, Monti, preso in giro anche dai colleghi europei.
  8. Adesso ci dice che siamo in uno stato di guerra a causa della evasione. Certo, qualcuno magari avrà pensato alla mafia pensando che finalmente l'Italia si sarebbe riappropriata del territorio che non ha mai governato. Signori la mafia non si tocca. La mafia è lo Stato Italiano e lo stiamo vedendo nella reazione del Presidente della Repubblica alle intercettazioni mafiose e alla sua difesa da parte di Monti. Addirittura, la priorità è diventata vietare le intercettazioni. Comunque, meglio la mafia dell'evasione. La guerra alla mafia non è in agenda. Molto strano questo stato di guerra. Come dice Oscar Wilde ha voluto togliere ogni dubbio.    
  9. http://www.youtube.com/watch?v=Qq7omxEXhR8   Questo video è illuminante. Non vi è bisogno di ulteriori commenti.

Potremmo citare altri esempi, ma il concetto penso sia chiaro. In 8 mesi, per di più, non ha accettato nessun confronto. Dice stupidate senza la possibilità di un contradditorio.
Ma facciamo 2 calcoli: un'azienda paga il 70% di tasse, un cittadino il 55% come pubblicato dal sole 24 ore
recentemente. In Italia l'evasione è del 20%, e stranamente anche il governo è d'accordo con questo dato. Quindi anche un'evasione del 40% ci farebbe pagare delle percentuali molto elevate: il 42% ed il 33% . .
Alla fine tasse ancora più elevate della maggior parte dei paesi. Paesi come la Svizzera, l'Inghilterra, la stessa Germania, l'Olanda, la maggior parte dei paese dell'est, l'Australia, il Canada e altri ancora.
Potremmo anche aggiungere, a dimostrazione, che da una ricerca della CGIA di mestre risultava anche che l'Italia incassa il 29% del PIL contro il 23% della germania ed il 26% della media europea. Incredibile, nonostante l'evasione, in soldi veri, incassiamo più degli altri paesi
La cosa più incredibile è che i progetti di tutti questi paesi prevedono ribassi ulteriori di tasse. Inoltre, gli italiani che conosco e che si sono trasferiti all'estero sono felici di pagare le tasse in quei paesi. Perchè non vale la pena evadere per poco.

     9. La falsità più grande è che Monti vuol far passare l'evasione come la causa dei problemi dell'Italia. Che squallore e che squallida persona.

Quello che Monti non capisce è che le imprese, i capitali e le persone se ne vanno dall'Italia. Io stesso, credo che se non vedrò una rivoluzione in Italia, invece di portare aziende all'estero porterò me stesso.  

giovedì 26 luglio 2012

L'Italia declassata a CCC: spazzatura

L'agenzia di rating, sconosciuta alle persone che non si occupano di finanza ed economia e seguono solo i media nostrani, Egan-Jones è, tra le agenzie di rating, ritenuta la migliore. Sicuramente la più indipendente e affidabile. L'agenzia, ieri a borsa chiusa, ha declassato il nostro paese al livello di CCC (per loro eravamo già al livello di singola B). Tale declassamento è dovuto al peggioramento della situazione finanziaria italiana. 
Le tre maggiori e più conosciute agenzie di rating essendo nell'occhio del ciclone tendono a comunicare un declassamento quando ormai ampiamente scontato nei fatti sul mercato. La loro valutazione diventa una semplice registrazione di ciò che è già superato. Manca, in questo momento, la capacità delle più grandi agenzie di rating di operare liberamente e in modo attento e puntuale. A causa delle eccessive polemiche mediatiche e politiche. L'agenzia Egan-Jones, invece, potendo agire con la massima libertà e potendo escludere dalle sue analisi le pressioni mediatiche e politiche,  ha attribuito da tempo alla Francia, a mio parere giustamente perchè è palesemente nei numeri, un rating BBB contro la doppia AA di cui ancora beneficia con le altre agenzie.
Ecco perchè è ritenuta la più libera e la pi affidabile. Non è influenzata da media e da politica perchè non fa notizia, ma sicuramente è la migliore e la più attendibile.

In sintesi, ecco le motivazioni-fatti di questo declassamento. Ecco cosa dicono:

L'Italia dovrà rifinanziare 183 miliardi di euro nel 2012 per le regioni e 214 miliardi di euro nel 2013. Inoltre, l'aumento dei tassi creerà difficolta' di accesso al mercato dei capitali. I rendimenti dei BTP a 10 anni sono vicini al 6.5%. I precedenti acquisti della Banca centrale europea non hanno fermato la salita dei tassi. Quindi, anche prossimi interventi da parte della Bce e del Fmi non faranno altro che immettere liquidita' ma potrebbero rendere subordinati i vecchi creditori. Con la recessione economica in atto l'Italia è impossibilitata a rifinanziare tutto il suo debito. Il rapporto debito/pil continuera' a crescere e il paese a rimanere sotto pressione.

Solo arrampicandosi ai famosi vetri è possibile contestare quest'analisi. Sicuramente se fosse stata fatta da Moody's, S&P e Fitch i media griderebbero allo scandalo, all'attacco ingiustificato il tutto corredato da analisi fuorvianti ed articoli farneticanti. A cui gli italiani vogliono credere.

Ufficio studi  Studio Sarmas
sarmasconsulenze



martedì 24 luglio 2012

Monti: il ragazzino ha fatto i compiti a casa, ma sono tutti sbagliati

Ma Monti ci è o ci fa ?
Non fa altro che dire che lui ha fatto i compiti e che ora tocca agli altri. Vaneggia su ipotetici risultati che vedranno la luce nel tempo, grazie alle sue manovre. Come se non bastasse riesce ad affermare che quanto sta accadendo non è certo colpa dell'Italia. Già, perchè l'Italia ha i conti a posto (a parte qualche fallimento di regioni, comuni etc.), ha liquidità ( soldi delle aziende private fornitrici delle istituzioni che non vengono pagate) dice lui. Lo spread, ovviamente, è colpa della speculazione, del mercato e di chi, chissà perchè, ce l'ha con la povera Italia. Siamo all'ultimo posto nella capacità di attrarre capitali, la discesa del nostro PIL è paragonabile solo ai paesi ormai falliti (anche se lui è da dicembre 2011 che parla di crescita ), la disoccupazione aumenta, le aziende falliscono o fuggono all'estero, lo stato non paga (ho clienti che devono avere contributi regionali deliberati, ma le casse della cciaa e della regione sono vuote e, quindi, i soldi non arrivano), il debito pubblico macina record a ripetizione, quasi 300 miliardi di capitali liquidi se ne sono andati all'estero. Ha iniziato a marzo a dire che la crisi europea era ormai finita. Potremmo continuare quasi all'infinito citando le facezie di questo signore, ma è meglio fermarsi sulle sue illuminate soluzioni. Già perchè secondo tale genio è dovuto tutto esclusivamente all'evasione fiscale. L'Italia sarebbe un paese perfetto, peccato ch ci sia l'evasione fiscale. Questo è l'unico suo dogma.

I compiti a casa ? Analizziamoli: ha aumentato indefinitamente le tasse ad ogni livello, ha creato uno stato di polizia di fatto nel paese, sta cercando di fare una minima riduzione di spesa (per tappare dei buchi), ha fatto una riforma del lavoro completamente inadeguata alle esigenze attuali e ben lontana sia dalla riforma tedesca che da quella inglese: una riforma che procurerà un aumento della disoccupazione. Il tutto, senza una progettualità strategica e, conseguentemente, senza una comunicazione veritiera, puntuale e che sappia spiegare realisticamente le finalità di quanto si propone. Questi sono i compiti.

Ma, allora, perchè il mondo non lo capisce ?  E' così bravo, li ha fatti così bene..........perchè

Vediamo quali sono i compiti da fare che il mondo vorrebbe, magari questo mondo pensava a qualcosa di differente:

  1. Progettare una riduzione della spesa pubblica di circa 150 miliardi in 3-4 anni. Tale riduzione porterebbe ad una riduzione della burocrazia snellendo le procedure e diminuendo i costi per gli italiani. La maggior parte di tale riduzione dovrebbe essere utilizzata per una diminuzione delle imposte per rendere competitive le nostre imprese e ricominciare ad essere più appetibile per i capitali esteri.
  2. Vendere anche i gioielli pubblici per circa 400 miliardi da utilizzare per diminuire di tale importo il debito pubblico.
  3. Ridurre il numero delle leggi, calcolate in numero di circa 150.000, che ingessano il sistema della giustizia italiana portandole ad un numero inferiore a 10.000 come in Francia, Germania ed Inghilterra.
  4. Condurre una grande campagna di comunicazione agli italiani ( anche più di quanto fatto dagli inglesi) per spiegare la realtà (ieri il Financial Time scriveva testuali parole: Monti, il tempo sta per scadere è ora di dire agli italiani la verità) della situazione. Spiegare che l'unica alternativa a determinati progetti è fare la fine dell'Argentina o della Grecia. 
  5. Una volta fatto questo, spiegato è attuato, l'Italia potrebbe tornare ad una credibilità che consentirebbe anche una ristrutturazione del debito allungando la scadenza dei nostri titoli per avere il tempo senza eccessive pressioni di attendere l'effetto delle politiche fatte. 
E' sufficiente parlare con qualche gestore e con qualche analista, questi concetti-compiti sono considerati ovvi. Finchè non si opererà in modo credibile per risolvere i problemi del debito e della competitività delllo stato-paese risulterà impossibile evitare un fallimento dell'Italia.

Ma, forse, la cosa incredibile è che Monti risulta avere ancora quasi il 40% dei favori da parte degli italiani nei sondaggi. Come sempre, ogni popolo ha ciò che si merita. Niente di più e niente di meno.

Nicola Mastropietro 




giovedì 28 giugno 2012

Cosa dovremmo fare: lavoro










La repubblica italiana è fondata sul lavoro. Come buona parte della nostra costituzione un'articolo da eliminare. Una repubblica è basata sulla libertà, sulla sovranità popolare, sulla democrazia, ma "sul lavoro" non ha concettualmente senso. E' stata  fatta nel 1948 e si vede. Partiamo da un principio: il lavoro non è un diritto, è un diritto avere regole che tutelino lo svolgimento e i comportamenti riguardante il lavoro, ma esistono tanti lavoratori in funzione di quante imprese si hanno. Se un paese ha poche imprese (vedi grecia) non si ha lavoro. Sostenere che è un diritto è un semplice slogan populista. Nella realtà nessuno può essere obbligato ad assumere qualcun altro. Affinchè si crei richiesta di lavoro si deve mettere il sistema nelle condizioni di facilitare la creazione e lo sviluppo di imprese e deve rendere conveniente assumere lavoratori. 
Perchè i dipendenti pubblici possono lavorare meno ore rispetto ai dipendenti privati ? Non è equo ed è un costo insostenibile che pagano tutti gli italiani per il privilegio di una parte. Inoltre dovremmo programmare, negli anni, una riduzione di quasi 1.000.000 di dipendenti pubblici. Programmare significa, comunicare i tempi e le modalità, programmare la riqualificazione del personale e l'eventuale redistribuzione del personale con facilitazione per chi lo dovesse assumere. 
Credo che il metodo anglosassone sia il migliore in fatto di flessibilità e di adeguatezza alla situazione economica attuale. E' facile essere licenziati ? Certo, ma è facile anche trovare un lavoro. Da noi è difficile licenziare, ma praticamente impossibile trovare lavoro alle condizioni praticate e con le regole esistenti. Ricordo un lavoratore di Detroit intervistato dalla trasmissione di Santoro che alla domanda della giornalista italiana riguardo al fatto che potessero licenziarlo in ogni momento, quando l'azienda lo avesse deciso, lui rispose semplicemente:  anch'io posso andarmene in ogni momento, quando voglio. Il concetto di reciprocità, un approccio mentale impensabile per la mentalità italiana. La stessa che penalizza le riforme vere e la capacità di attrarre capitali.  Non cambia la situazione la riforma Fornero. I contributi sono un'esagerazione insostenibile da imprese e lavoratori, La differenza tra lordo e netto è una forbice eccessiva che punisce e favorisce il lavoro in nero. Anche i lavoratori sanno, ormai, che i contributi sono inutili ai fini della loro pensione. Non avranno i benefici della generazione precedente. Dovrebbe essere eliminato il sostituto d'imposto. Metodo anacronistico e fuorviante.
L'ultima sentenza sul reintegro dei lavoratori della Fiat terrà ancora più lontano le aziende straniere dall'Italia, probabilmente, in primis, la stessa fiat. Giustizia e cultura sono due facce della stessa medaglia. Una medaglia inadeguata.

Cosa dovremmo fare: meno stato + competitività

In pratica, Monti ha sbagliato nel metodo e nella sostanza. Prima di tutto avrebbe dovuto partire direttamente dalla spesa pubblica, anzichè dalle tasse già decisamente elevate in Italia. Avrebbe dovuto pianificare e comunicare al mondo intero e all'Italia, soprattutto, che si dovevano fare tagli di spesa (di privilegi, di sprechi, di favori etc.) compresi tra i 100 e i 200 miliardi di euro. Questo era necessario fin da subito. Questo era ciò che serviva per salvarci. Questo avrebbe consentito di ridurre velocemente le tasse sulle imprese per favorire sviluppo e ripresa. Avremmo dovuto liberare l'economia dallo stato. Lo stato deve imporre regole da far rispettare, ma non deve essere parte attiva nel fare economia. Indirizzare attraverso una politica economica statale, non significa poi condurre aziende e inserire lo stato e i suoi enti in qualsiasi pratica economica. Questo è frutto di corruzione, di favori di limitazione dei talenti e di incapacità di competere sui mercati, di stimolo alle imprese.
Se Monti avesse avuto i famosi attributi ciò che oggi vorrebbe dire alla Merkel sull'onda della disperazione, avrebbe dovuto dirlo a dicembre ai partiti. Avrebbe dovuto metterli con le spalle al muro minacciando di lasciare se non si fossero potuti fare i tagli fondamentali. Vendendo anche le partecipazioni statali nelle aziende come eni, enel, finmeccanica. Senza prendere la scusa dei prezzi bassi. Quando si deve vendere si vende, quando si deve portare avanti una strategia si porta avanti senza tante paranoie. Ma per fare tutto questo si deve avere personalità, vision, progettualità, strategie chiare.
In Germania è stato fatto esattamente questo. Hanno diminuito la spesa pubblica, l'hanno ottimizzata spendendo dove vi fosse la possibilità di ottenere un valore aggiunto. Hanno diminuito di 10 punti le tasse rispetto ai primi anni 2000. Hanno spostato le risorse dalla domanda interna (consumi) alle imprese. Già perchè se non funzionano le imprese non vi è economia. In questo modo le imprese sono diventate sempre più competitive facendo diventare la Germania il secondo esportatore al mondo.
E' chiaro che questa impostazione richiede un cambiamento culturale e della forma mentis degli italiani. Si è sempre abituati a chiedere allo stato, a pensare che lo stato debba fare. Oggi e, soprattutto, domani dovremo lavorare con meno stato. Lo stato deve semplicemente mettere nelle condizioni di poter operare con poche regole chiare e con meno vincoli. Pochi favori e privilegi e più responsabilità e imprenditorialità per imprese e lavoratori.   

Banca Mps e la comunicazione italiana







Ancora una volta dobbiamo denunciare una comunicazione da stato di polizia come sempre avviene in Italia. Se si leggono i giornali stranieri si trovano notizie e numeri che stranamente in Italia i nostri media non raccontano. Per mesi abbiamo trovato articoli che raccontavano di una Banca Mps con problemi, ma non preoccupanti. Anzi, nel mese scorso qualcuno diceva che non avrebbero avuto bisogno nemmeno di un aumento di capitale. Il piano studiato non poneva eccessivi problemi. Insomma niente di catastrofico. Inoltre, all'inizio anno riferendosi al 2011 nessuno faceva notare dati di bilancio a dir poco deficitari. Si restava abbastanza stupiti leggendo, ad esempio, sul Financial Times ancora tre mesi or sono che secondo il quotidiano inglese e secondo l'autorità bancaria europea banca Mps era tecnicamente fallita e avrebbe avuto bisogno di essere salvata dallo stato. Ovviamente si poteva pensare da tipici italiani al solito complotto straniero contro di noi o alla speculazione contro il nostro sistema. Guai a dire che una delle nostre banche , la terza per esattezza, era quasi fallita. 
Inconcepibile, ancora oggi in Italia si dice che le nostre banche sono le migliori. Eppure abbiamo dovuto   appurare che le indiscrezioni del FT erano più che veritiere. Prima, hanno dovuto ammettere che Mps aveva una perdita di circa 8 miliardi di euro e poi, nei giorni scorsi, si è appreso che lo stato dovrà salvare Mps dando dai 3 ai 4 miliardi di euro all'istituto per evitarne il fallimento. Ma come ? Le nostre banche non sono le migliori del mondo ? Ovviamente paghiamo noi. E probabilmente Monti lo sapeva benissimo visto che nel decreto di dicembre aveva immesso una clausola per cui lo stato si obbligava a salvare gli istituti bancari. Una casualità, chiaramente.

giovedì 21 giugno 2012

LA FRANCIA FARA' CROLLARE L'EUROPA:


La Francia è un anello importante dell'Europa, ma debole, non forte come si crede. I cugini sono sempre stati specializzati nel vendersi meglio di ciò che erano. 
Il mondo è catalizzato dai PIIGS e su Spagna  e Italia in particolare. Questo sta facendo perdere di vista la reale situazione francese ed i pericolosi squilibri in essere che potrebbero essere la vera mina vagante che potrebbe far cadere il castello di cristallo europeo. Lo spread con la Germani quota un basso 1,02. In pratica il mercato non ha ancora scontato il pericolo Francia. 
Anche a livello di rating le agenzie non hanno espresso un rating che rispecchi la realtà francese. 
Ma veniamo ai motivi per cui la i transalpini potrebbero costituire un problema. 
  • Prima di tutto si credono come la Germania, anzi probabilmente meglio della Germania, ma non lo sono. Non lo sono per mentalità,  per cultura e per forza economica .
  • Secondariamente i loro numeri fanno acqua: debito pubblico ormai al 90% del PIL, recessione in atto con un'economia in difficoltà.
  • Il loro rapporto deficit/PIL è pari al 5% e probabilmente come più analisi dimostrano non calerà quest'anno e nemmeno l'anno prossimo. Quindi il debito pubblico dovrebbe continuare ad aumentare.
  • Una continua perdita di competitività che sta facendo diminuire sensibilmente le esportazioni. Nel 2011 il calo  in cina e negli Usa  è stato notevole. Il saldo commerciale francese è ammontato nel 2011 a - 70,6 miliardi. Nel 2012 non sta certo migliorando, anzi è in continuo aumento. Ad aprile è aumentato di altri 200 milioni di euro rispetto al mese precedente. 
  • Una cultura statalista deleteria nel mondo di oggi che rende difficile l'essere competitivi sui mercati mondiali. Uno stato costoso difficilmente modificabile ed un popolo incapace di accettare un indebolimento delle funzioni dello stato a livello interno ed incapace di veder ridotta la propria autonomia e la propria sovranità a favore di un'unità europea più incisiva.
  • La Francia rifiuterà qualsiasi unità centrale europea che possa sovrapporsi o sostituirsi allo stato francese. Sarebbe considerato un affronto inaccettabile. 
  • Una necessità di effettuare riforme che sono contro la mentalità dei francesi e che rappresentano un muro da abbattere. Ben difficilmente riusciranno nei tempi e con le modalità adeguate a stravolgere il loro sistema per poter essere protagonisti nel mondo anche in futuro. Sono già in ritardo. Hollande che riporta le pensioni a 60 anni è un esempio che il salto culturale è ben lungi dall'essere affrontato. 
Praticamente, la Francia è un paese importante e cruciale in Europa che prima o poi pagherà dazio. Come al solito si griderà alla speculazione, ma la realtà è ben visibile già oggi. Quando questo accadrà, l'Europa così come quella attuale sarà giunta alla fine. A volte, però, ci sono anche i miracoli. E allora speriamo, non ci costa niente.

LA GERMANIA HA RAGIONE, SIAMO I SOLITI FURBETTI

                                               

La Germania ha ragione, qulcuno vuole fare il furbo. Questa è la dura realtà.    
L'immagine apparsa sul Bild con la scritta significativa: "questi cinque uomini vogliono i nostri soldi" è la dimostrazione di quanto lecitamente pensano i tedeschi e di quanto la realtà sia differente dai racconti dei media. La realtà è che ci vogliamo rifiutare di pagare i debiti. 
Il debito pubblico l'abbiamo creato noi, è solo colpa nostra di nessun altro. Anzi, siamo peggio di quel che pensiamo perchè il nostro debito continua ad aumentare giornalmente. Proprio mentre governa il genio Monti il debito macina record mai visti. Tradotto: gli italiani non si prendono le proprie responsabilità e non vogliono pagare i propri debiti, preferiscono (tipico) trovare un colpevole esterno. Gli altri (nord europa) fanno sacrifici, hanno conseguito (Germania) con determinazione il pareggio di bilancio o hanno un debito pubblico quasi inesistente, mentre noi, intanto, pensavamo che lo stato fosse un'entità astratta: "tanto il debito è dello stato, non può fallire" ed il nostro debito aumentava con sprechi, privilegi assurdi, stato sociale (cassa integrazione per anni senza limiti, pensioni a chi non ha versato nulla o pensioni spropositate rispetto ai versamenti effettuati, garantismi assurdi ai quli non si vuole rinunciare etc. ) insostenibile, corruzione, burocrazia, tangenti, giustizia strapagata, inefficiente e con una produttività ridicola.
I debiti li pagheremo noi, non ce li pagherà nessuno. Mettiamocelo in testa. Il rischio tedesco è dato dai soldi che ha prestato ai PIIGS (680 miliardi privi di interessi). Le tanto famigerate esportazioni che perderebbe la Germania con un' uscita dall'Europa, con il rifiuto di aiutare i paesi del sud-europa  sono pari solo all'11% delle esportazioni tedesche. Questa è la percentuale che la Germania esporta in Portogallo, Grecia, Italia e Spagna. La Germani ha capito che quei 680 miliardi sono stati spesi male. Nessun miglioramento e nessun cambiamento nella gestione dei paesi è avvenuto se non per l'Irlanda, unica ad aver cambiato fortemente rotta rispetto alla gestione pre-crisi. 
Facciamo ciò che serve per pagare i nostri debiti, invece di cercare un colpevole e di fare i soliti italiani. Facciamo un progetto serio e credibile e ristrutturiamo ufficialmente il nostro debito.
Vorrei ricordare che la mitica Francia è fallita 8 volte, la Spagna 8 volte, l'Inghilterra 4 volte, la Germania 2.
Nessuno ha mai pagato i debiti. Ed il nostro destino è già segnato. Un lunga agonia. 
A breve pubblicherò alcune analisi fatte da Fmi, Goldman sachs e Carnegie sul futuro che aspetta il mondo e l'Italia che dimostrano che la strada è stata imboccata.

   

domenica 17 giugno 2012

LA DIFFERENZA TRA EUROPA ED INGHILTERRA



Come spesso accade dobbiamo notare la differenza tra i comportamenti anglosassoni e la vecchia Europa keynesiana legata a ricette e filosofie oramai superate dai fatti. 
Già nel recente passato Cameron aveva scelto di comunicare la realtà della situazione economico sociale del suo paese e del mondo intervenendo in modo incisivo e senza tentennamenti sulla spesa pubblica e sulla flessibilità del lavoro per poter ridurre le tasse e consentire alla propria economia, alle proprie aziende di essere competitive. Soprattutto per attrarre capitali. 
Esattamente l'opposto di quanto fatto dai nostri governi e dal nostro genio che risponde al nome di Monti, il quale, ha scelto esclusivamente di aumentare le tasse deteriorando ulteriormente l'economia e privandola di capitali importanti e indispensabili che, grazie a lui, si sono diretti verso lidi migliori. 

Come se non bastasse, a conferma della differente mentalità, arriva l'annuncio dell'accordo tra governo inglese e Boe (banca centrale inglese) per aiutare l'economia inglese. L'aiuto consiste nell'immissione di nuova liquidità, pari a 100 miliardi di sterline da destinare esclusivamente a famiglie e imprese.
La grande differenza rispetto alla liquidità consegnata alle nostre banche dalla Bce è data dal fatto che questi 100 miliardi dovranno obbligatoriamente essere trasferiti a famiglie e imprese. Sarà vietato alle banche farne un uso diverso da quanto stabilito dall'accordo tra governo e Boe. In pratica le banche servono solo da tramite. 
Un bell'esempio di cosa significhi far qualcosa per risollevare l'economia di un paese. In Europa, la liquidità regalata alle banche è stata solo una partita di giro per consentire di coprire qualche scheletro delle banche e per comprare debito pubblico statale. E' questione di scelte......e di cultura.

giovedì 14 giugno 2012

L'INCERTEZZA: UN VALORE PER L'EVOLUZIONE



L'incertezza è un valore fondamentale dell'uomo. La sua capacità di evolversi e di migliorarsi dipende in buona parte dall'essere sempre stimolato e dall'essere proiettato in avanti verso obiettivi da raggiungere e sui quali adoperarsi per realizzarli. Per troppo tempo si è penalizzata l'incertezza. Per troppo tempo si è divulgata l'idea che la certezza  rendesse l'uomo migliore. Non credo che lo sia. Tale sentimento si traduce nella richiesta di diritti inesistenti e irreali, ma che si pensa siano dovuti. I risultati di questa cultura li stiamo vedendo oggi: l'incapacità di adattarsi e di restare al passo con il cambiamento epocale e irreversibile che stiamo vivendo. Il limite di non riuscire ad immedesimarsi nell'elemento principale da modificare: noi stessi e il nostro modo di pensare. La gente vorrebbe che cambiasse il contorno esterno pro domo suo, per consentirgli di mantenere inalterato il proprio quotidiano. In modo da non esserne troppo disturbato. In modo da evitare un cambiamento necessario. Di mentalità prima di tutto.
Quindi ci si lamenta. Tutti vorrebbero che qualcun altro facesse qualcosa per tornare ai fasti precedenti. In pochi pensano che i primi a dover fare qualcosa siamo noi. 
Questo è l'effetto di oggi, la certezza (effimera) inculcata come valore assoluto e come diritto acquisito ed irrinunciabile. Questo è un grande limite italiano, un limite che ci porta ad affrontare i problemi quando sono quasi irrecuperabili. Nell'incertezza, invece, si è più attenti, più adattabili e più lungimiranti. Si è più portati a prevenire, a considerare gli effetti negativi possibili di ogni azione. Ma soprattutto, ti insegna che non esistono privilegi per diritto; qualsiasi cosa è, e deve essere, una conquista che richiede sacrifici. Se poi qualcuno ti aiuta, tanto meglio. Ma prima cambiamo noi stessi. Impariamo a metterci in gioco, a rischiare. Per ottenere dei risultati si deve sempre accettare qualche rischio. Senza rischi vi è la pura illusione; e prima o poi lo si dovrà pagare. L'Italia raccoglie il risultato di una società improntata sull'avere quasi tutto senza che in qualche modo si dovesse sacrificare qualcosa. Abbiamo sempre avuto qualcuno pronto a giurare che nessun sacrificio dovesse essere chiesto alla gente e alla categoria. L'enorme debito pubblico è la conseguenza dei mancati sacrifici. La politica l'ha messo in atto, ma gli italiani ci hanno voluto credere. E ci credono ancora, questo è il dramma. Diamoci una mossa invece di lamentarci.