Finanza

sabato 5 ottobre 2013

PERCHE' NON SI PUO' CRESCERE

Sono passati quasi 6 anni da quando è iniziata la crisi e chi tiene le redini del mondo ha ampiamente dimostrato di non essere adeguato per affrontare i problemi in essere. Sono stati anni durante i quali, incessantemente, il sistema (politica, finanza, media, lobby etc.) non ha fatto altro che propinarci un futuro roseo mai realizzatosi. Anche oggi si continua ad evocare una ripresa illusoria, inesistente.
La finanza è accusata di essere la causa di tutto, ma è decisamente semplicistico.
Il problema è aver creato una società fondata sul debito. La finanza ne è uno strumento.
Il walfare è a debito dai primi anni ottanta ed è insostenibile, ma nessuno, cittadini in primis, ne vuol sentir parlare. I privati si sono indebitati per anni con percentuali sul pil allucinanti: negli Usa fino al 200%, ma anche in Europa ci sono paesi arrivati al 90%. Debito pubblico alle stelle. I più grandi paesi hanno un debito che va dal 90% del PIL in sù. Ed è in continua crescita. Perchè si continua a finanziare la pseudo-crescita ed un eccesso di stato sociale (improduttivo) a debito.
La gente non spende perchè impegnata a cercar lavoro o a ripagare il debito contratto in passato; i consumi scendono e l'economia non si riprende.

La cultura occidentale del nefando Keynes porta ancora a pensare che debba essere lo stato, quindi il pubblico, a risolvere il problema, quindi ancora con il debito. Senza rendersi conto che è lo stato il problema. E finchè chiederemo l'intervento dello stato non si potrà crescere. E' una contraddizione in termini ed un voler andar contro le leggi della scenza economica.

Nell'occidente nella maggior parte delle nazioni la spesa pubblica è oltre il 50% del PIL. E' chiaro che se di tale portata è l'intervento dello stato la consegente tassazione non può che essere almeno del 50%. Più stato chiediamo, più l'intervento dello stato nell'economia aumenta e sempre più tasse si dovranno pagare. E' un assioma ovvio anche ad un bambino. E' idiota chiedere che lo stato intervenga e si insinui nell'economia e, allo stesso tempo, chiedere di diminuire le tasse. E' un non senso.

Più tasse si pagano e meno risorse restano per le aziende per creare sviluppo e occupazione, meno investimenti si faranno, meno crescita e meno occupazione si produrranno. Certo se avessimo ancora il monopolio del mondo forse riusciremmo a cavarvcela, ma dato che non è più possibile impedire ai paesi tenuti nel limbo per decenni di svilupparsi di crescere e vivere decentemente si deve avere la forza di competere con tutti. Più la presenza dello stato aumenta e più il nostro declino sarà un'agonia infinita: annunciata e realizzata.

Il debito e lo stato sono un fardello insostenibile, ma deve essere chiaro a tutti che i debiti statali non sono ripagabili.
Si dovrà decidere ad affrontare seriamente la riduzione e, quindi, la ristrutturazione del debito, oppure questo succederà comunque, ma senza una strategia programmata. E' sarà molto peggio. E comunque fino a quel momento scordiamoci che possa esserci crescita e sviluppo.
Non è mai accaduto che da una situazione come quella italiana se ne sia usciti senza pagare dazio. Il periodo durante il quale avremmo potuto correggere il tiro limitando i danni è, oramai, passato. Qualunque scelta seria comporterà sacrifici devastanti. La non scelta sarà deflagrante.
Le strategie messe in campo dal mondo occidentale si sono rivelate un fallimento totale, ma sembra che le menti del mondo vogliano perseverare distruggendo risorse importanti. Ricordiamoci che tutto ciò che fanno e perchè noi glielo consentiamo.