Finanza

venerdì 29 luglio 2011

Due o tre precisazioni sui derivati

Per la dinamica del sistema dei derivati, visto le varie critiche, vorrei fare alcune precisazioni. Sempre Von Mises:"Non c'è modo di evitare il collasso finale di un boom indotto da un'espansione creditizia. La scelta è solo se la crisi debba avvenire prima come risultato dell'abbandono volontario di un'ulteriore espansione del debito o più tardi con la totale catastrofe del sistema monetario coinvolto"

L’utilizzo, privo di regole, dei derivati e la mancanza di parametri di riferimento  ha consentito tali eccessi. Qualcuno dice: il mercato non si tocca!. Chiariamo: si deve tutelare la libertà del mercato, ma non la libertà di manipolare a proprio favore il mercato stesso. Oggi vi sono strumenti talmente sofisticati e complicati per cui si può rendere viziato il mercato senza che la maggior parte degli attori (le persone normali) se ne accorga. Oggi le grandi banche europee utilizzano un effetto leva medio pari a 33. Ma i maggiori istituti arrivano ad una effetto leva di 1 a 60. E c’è chi arriva a 100. Un esempio pratico: Una banca, un hedge o altri attori finanziari possono investire nel grano 1 miliardo di euro con un effetto leva pari a 100. Significa che 99 miliardi
non esistono, sono frutto della finzione, ma gli effetti sono reali sul prezzo del grano.

Questo tipo di intervento consente di influenzare il prezzo del grano facendolo aumentare (strategia long-only). Tale procedura consente un guadagno immediato e senza rischio. Si influisce sul prezzo indipendentemente dall’incontro di domanda e offerta, ma grazie ad una forzatura immaginaria che non esiste nella realtàIn questo modo, i banchieri d’investimento sono in grado di costruire un rialzo artificiale sul prezzo dei futures del grano o di altri sottostanti. Il risultato è che il grano immaginario domina il prezzo del grano reale, dato che gli speculatori (tradizionalmente un quinto del mercato) ora sono più numerosi degli “hedgers in buona fede” nella misura di quattro ad uno! I banchieri prosperano e i poveracci muoiono.

Ma quello che salta più lampante agli occhi è il rovesciamento delle proporzioni trala vecchia situazione che funzionava (80% addetti ai lavori 20% di speculatori) e la situazione attuale (80% speculatori contro 20% di addetti ai lavori). La concorrenza tra l’economia reale e l’economia che non esiste è totale. Le banche preferiscono guadagnare velocemente e senza rischi alle spalle di tutti anzichè concedere capitale di rischio alle piccole e medie aziende per investimenti produttivi.

Questa operatività portava già nel 2006 a prevedere una inesorabile crisi epocale, che, vi assicuro, era appunto del tutto prevedibile. Nelle parole di Von Mises sul credito vi è il perché qualunque economista o esperto di finanza non poteva non sapere. Oggi possiamo prevedere la prossima crisi che ormai è alle porte, ma soprattutto possiamo prevedere che sarà più forte del 2008 (i derivati sono aumentati dal 2008 ad oggi) e la pagheremo sempre noi.

Certo, l’economia è una scienza e, alla fine, tende a portare tutto ciò che è insostenibile in equilibrio. Ma se noi permettiamo che la manipolazione possa prendere il sopravvento e si possa muovere liberamente il costo del riequilibrio può essere devastante.

La libertà di manipolazione è un attentato alla libertà.

Quindi, resto convinto che gli eccessi provocati da un mercato irregolare siano da evitare per garantire una società equa e libera. E in questi casi lo stato deve intervenire non per vietare l’operatività, bensì per consentire che tutti possano partecipare al mercato senza subirlo.

Vi ricordate i subprime? Io sottoscrivo un mutuo trentennale di 100.000 euro per l’acquisto di una casa, la banca sull’ipotesi che io pagherò questo mutuo cartolarizza il mutuo ad una società finanziaria specializzata in tale segmento che a sua volta sulla base, ovviamente, dell'idea che io pagherò quel mutuo per i prossimi 30 anni emette un’obbligazione (strutturata, sotto forma di index o unit) con rating AAA che colloca sul mercato.

La società emittente consegna questa obbligazione, per concludere in bellezza, in garanzia (garanzia che io pagherò il mutuo per i prossimi 30 anni) alla BCE al fine di ricevere il 100% dell’importo nominale come prestito. L’ipotesi che io continuerò a pagare il mio mutuo è la garanzia di carta per creare un effetto leva pari a 4-5 volte l’importo che dovrò pagare. Se poi non riesco a pagare ?............. il 2008 è storia recente.

Qual è l'identità di Tea Party Italia?

La pubblicazione del mio articolo sui derivati ha ottenuto ciò che mi ero prefissato, ovvero mettere allo scoperto un limite evidente  di Tea Party Italia: si parli molto in questo forum, ma, è chiaro, e me l’hanno confermato persone che incuriosite hanno seguito i post su FB, che il popolo di Tea Party non ha un’identità chiara precisa e comune e non può quindi, per ora, assurgere a soggetto politico. 

L’idea che molti si fanno è quella di assistere ad un contenitore di confusione ove si ha difficoltà a capire quali siano le linee guida fondamentali. Probabilmente proveniamo tutti da uno stesso ceppo, ma l’approccio e l’idea della società si differenzia. Giacomo Zucco e Saba Giulia Zecchi hanno più volte richiamato alla concretezza, ai contenuti e alle idee. Protestare è facile, proporre un progetto credibile che possa rappresentare una soluzione in grado di fermare il declino dell’Italia è ben altra cosa.

Per capire meglio cosa voglio dire cito 2 grandi autori. Montesque diceva che la libertà è tutto ciò che la legge consente di fare. Constant rispose che la legge poteva vietare talmente tante cose da rendere nulla la libertà. E’ all’interno di queste due affermazioni che si deve trovare il giusto equilibrio tra libertà e regole in una società. E l’equilibrio non è fisso, è dinamico e si riesce a raggiungere se si ha la capacità di adattare il proprio credo alle dinamiche dei sistemi con i quali si interagisce. VON MISES diceva -riporto dal libro "Liberalismo"- : l’istituzione sociale che mediante l’uso della coercizione e della violenza costringe i soggetti antisociali ad attenersi alle regole della convivenza sociale si chiama stato. Le sue regole procedurali si chiamano diritto e gli organi che provvedono a far funzionare l’apparato coercitivo si chiamano governo. E ancora, il liberalismo non è anarchia.

Nel liberalismo è perfettamente chiara l'idea che senza l’uso della coercizione l’assetto della società sarebbe in pericolo. Per assicurare la libera cooperazione umana è necessario che ci sia la minaccia della violenza se non si vuole che ciascun individuo sia in grado di distruggere l’intera struttura sociale. Secondo la concezione liberale lo stato deve garantire la salute, la libertà e la proprietà privata. 

Si differenzia bene dal termine libertario il quale è in diretta contrapposizione al termine liberale. Joseph Déjacque ha coniato il termine libertario: nell'esposizione della pratica libertaria prospetta l'abolizione dello Stato, della proprietà, della religione e della famiglia. Lo stesso Rothbard, che prende da Déjacque solo l’abolizione dello stato e sicuramente sviluppa tesi più attuali e positive, ammetteva che l’uomo non era pronto per uno stato libertario e, mi permetto di dire, non sarà mai pronto, per il semplice motivo che solo l’uomo perfetto potrebbe consentire la sopravvivenza di una società libertaria. Sarebbe bello, ma non può che rimanere un’utopia. Interessante come discussione filosofica, ma insignificante se la finalità è cercare idee applicabili ad uno stato reale in grave difficoltà.

Quindi, il popolo di Tea Party è liberalista o libertario? Presentarsi con un’identità chiara significa poter costruire una comunicazione forte e ficcante. Significa avere la struttura di un progetto in grado di sostenere qualsiasi obiezione alle proposte avanzate. Alla fine si deve scegliere. Io non ho dubbi: scelgo Ludwig Von Mises. Soprattutto in questo momento storico e in questa situazione economico-finanziaria. Nel sistema attuale l’applicazione del libertarismo sarebbe catastrofica. Vi è un forte bisogno di leadership e di idee forti da portare avanti con coraggio.

giovedì 28 luglio 2011

Tutta colpa dei derivati?

Da tempo i derivati sono sotto accusa: hanno provocato la crisi del 2008 di cui sono responsabili la finanza e le banche. Qualcuno ha detto che era colpa del liberalismo e della libertà. E’ assolutamente vero che i derivati hanno fatto la parte del leone nelle speculazioni e nella circolazione di moneta fittizia, ma le informazioni arrivate alla gente, a mio parere, sono state e continuano ad essere veicolate da una pessima comunicazione.

Prima di tutto dobbiamo considerare che i derivati nascono come strumento di copertura contro il rischio e, quindi, fungono da strumento di equilibrio sul mercato. La stessa Cina ha introdotto i contratti derivati (prima vietati) come sistema che potesse fornire equilibrio contro l’eccesso di speculazioni.

Ovviamente il problema nasce nel momento in cui tali strumenti vengono utilizzati con finalità speculative e di creazione di ricchezza fittizia. Per fare un esempio: il petrolio nella realtà ha un’estrazione pari a 80 milioni di barili giornalieri, il movimento sui derivati è pari a circa 1 miliardo di barili: se tali contratti fossero obbligati a concludersi con la consegna della merce reale sarebbe evidentemente impossibile sostenere tali meccanismi.
E allora ? Colpa delle banche ? Colpa dello strumento derivato ?

In parte. La colpa maggiore è di chi per primo ha puntato il dito: LA POLITICASe ci si pensa gli eccessi della speculazione si sono evidenziati negli anni 2000 con la consacrazione nel 2008. Oggi, purtroppo, i derivati sono aumentati anziché diminuire rispetto al 2008.

Non è un caso che siano scoppiati negli anni 2000, infatti fino al 1999 erano rimaste in vigore le regole per evitare eccessi di speculazione causati dai derivati volute ed imposte dal presidente Roosvelt nel 1934. Sicuramente avrebbero dovuto essere aggiornate, invece nel 1999 queste regole furono tolte definitivamente e non sostituite, da nessun governo. A quel punto non esistevano, come non esistono oggi, limiti al’utilizzo di tali strumenti.

E’ fondamentale capire questo passaggio: è sempre la politica attraverso i governi che impone regole vincolanti. La colpa è quindi sempre della politica che ha concesso, per interesse, gli eccessi di cui conosciamo gli effetti. L'interesse era, come sempre, il mantenimento del potere attraverso la garanzia di una crescita e di un benessere elevato, se pur fittizio. Finanza creativa per far credere che la finzione fosse realtà.

Come sempre non è mai dello strumento la colpa, non è solo di chi utilizza determinati strumenti, ma in maggior misura di chi ha coscientemente consentito che tutto ciò avvenisse pur avendo il potere per intervenire. E di chi è incapace di imporre regole che consentano servirsi di tali strumenti senza provocare gli eccessi devastanti che conosciamo.

martedì 26 luglio 2011

Costo della politica e costo sociale: due facce della stessa medaglia

Ormai, non si fa altro che parlare dell’eccessivo costo della politicaCosa più che vera e giusta, ma l’impressione che deriva dal frastuono delle continue discussioni su tale argomento è che diminuendo i parlamentari, dimezzando gli stipendi ai politici, eliminando le auto blu e altro ancora, si risolvano i problemi dell’Italia. Sicuramente sarebbe un bel gesto simbolico ridurre i costi di cui sopra, ma i problemi italiani sono ben altri. Il problema più grande sono gli italiani e la loro mentalità. E i governi che si succedono non sono altro che la rappresentazione reale della società. Anche oggi.

Il costo della politica è direttamente proporzionale al costo sociale. Ed è correlato alla nefanda mentalità che confonde e mette sullo stesso piano i bisognosi reali impossibilitati ad una vita normale e i parassiti fisicamente e mentalmente sani che altro non sono che una zavorra. Questo è un costo enorme per lo stato. Facciamo degli esempi. Gli insegnanti che pretendono di avere il posto sicuro ed essere mantenuti dagli italiani perché, nonostante le nascite sian in calo dagli anni 80, vogliono insegnare anche se manca la materia prima porta, come conseguenza sociale, ad avere più maestri alle elementari, quando in altri paesi ne basta uno solo; ad avere nelle università il doppio dei corsi di specializzazione, molti dei quali con un numero irrisorio di iscritti, per dare lavoro inutile a tutti; ad una scuola in cui, a parità di spesa con i paesi europei, il 97% del totale è alla voce stipendi. Però la massa li difende quando da “precari” (e chi non lo è oggi) scendono in piazza per pretendere.

Potremmo parlare dei dipendenti pubblici che, guai a toccarli, lavorano 6 ore hanno lo stipendio da 8 ore e una produttività da 4 ore. Oppure di quei dipendenti della regione Veneto (ma non sono solo loro evidentemente) che -101 su 115- disertavano il lavoro: non sarebbero da licenziare in tronco ? Non si può, risponderebbe qualche ben pensante. Oppure ancora i bancari, anche la loro produttività è bassa. Sono in troppi, ma si devono mantenere anche se non servono. Potremmo continuare, passando per la corruzione quotidiana, ma quanto detto credo sia sufficiente per comprendere come il costo dello scambio politico-sociale sia insostenibile nella società odierna e come una possibilità per evitare un futuro, non distante, stile Grecia, necessiti non di riforme (andavano bene 20 anni or sono), ma di un cambiamento strutturale e di una rivoluzione culturale; di un cambio di mentalità

La nostra cultura ha portato l’italiano medio a chiedere e pretendere privilegi facendoli passare per diritti. Ricordiamo Bastiat: lo stato è lo strumento attraverso il quale la gente pensa di poter vivere alle spalle degli altri. L’Italia è l’esempio di quanto sia vero e attuale questo concetto.
Oggi mancano leader carismatici per un cambiamento così importante. Il prodotto del vuoto culturale, purtroppo, è ad esempio Grillo, bravo a protestare, ma che nella proposta rimane scontato, vecchio e ideologico. Oppure Vendola, che sembra sia stato ibernato negli anni 70 e tirato fuori negli anni 2000 come nuovo. Per i giovani in effetti così pare, non avendo vissuto gli anni 70. I suoi slogan sono un copia e incolla di quanto propagandato in quegli anni.

L’aberrante mentalità presente emerge anche da una recente ricerca europea. Mentre, il laureato europeo tende ad identificare il titolo come la possibilità di lavorare da professionista o come autonomo, in Italia la laurea è mediamente vista come la possibilità di trovare un posto fisso con uno stipendio più alto. Uno sfacelo. Anche perché molti laureati credono sia un diritto.

Poi ci sono i liberali sotto forma di associazione, di movimenti e quant’altro che, ahimè, sono portatori di una confusione notevole. Fanno riferimento ad autori (troppi) importanti che pur partendo dall’idea liberale, sono ben differenti nell’applicazione pratica. Parliamo di autori e idee vietate nel percorso scolastico e mistificate nel loro significato. Liberale, liberismo, liberalismo, libertarismo, quanti sanno effettivamente le differenze di pensiero di queste “speci”, ma soprattutto la differente struttura che si dovrebbe applicare ad una società?

Ci vorrebbe chiarezza e un’ idea facilmente recepibile da portare avanti. Una comunicazione forte e riconoscibile. Chi è leader ha la capacità di prendere decisioni e, quindi, di scontentare qualcuno. E’ un passaggio fondamentale. La forza di un idea è anche questo. La gente non conosce idee ed esempi differenti da quelli propinati per anni. Bruno Leoni diceva che ci sono voluti 100 anni per imporre il socialismo ce ne vorranno 50 per debellarlo, io credo che 20 siano passati, ne mancano 30.

giovedì 21 luglio 2011

Borsa in rialzo, niente illusioni

Seconda giornata consecutiva della borsa in netto rialzo (+3%), ma non ci si deve illudere. E' chiaramente un rimbalzo dopo le batoste dei giorni precedenti. I rischi e le tensioni sui nostri BTP sono ancora molto elevati
 
Una settimana fa lo spread con il bund tedesco era di 180 e oggi, nonostante il miglioramento, è ancora a 290. Il peggio non è passato. 
 
Domani restiamo in attesa delle decisioni dell'Europa sulla soluzione del default in Grecia. Nel caso vogliano salvarla si tratterà soltanto di prolungare l'agonia e di aumentare i debiti europei. 
 
Il Presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha definito "gravissima" la situazione dell'eurozona a causa della crisi del debito e ha ammonito che un fallimento del vertice straordinario di domani avrebbe conseguenze mondiali.

lunedì 18 luglio 2011

Stress test alle banche: la solita farsa

Ancora una volta la verità viene messa da parte per esigenze di sistema. Esigenze che si fondano sulla disinformazione e sull’idea che si debba comunque far apparire una positività anche quando l’evidenza critica è palese. Mentire sempre e comunque.

La farsa consiste nel comunicato serale nel quale si  esaltava la solidità delle banche europee e delle banche nostrane, ribadendo, nel sottinteso, l’esistenza di sola speculazione senza basi economico-finanziario. I famosi “stress test” hanno dimostrato che va tutto bene. Praticamente, è ingiusto quanto sta accadendo perchè l’esame del nostro sistema finanziario è stato brillantemente superato.

La verità, purtroppo, è che in funzione del risultato voluto si utilizzano parametri di comodo e modalità di calcolo soggettive. I risultati rappresentano bene ciò che si vuol dimostrare, meno la realtà della situazione.
Se dobbiamo fare degli esempi, dobbiamo evidenziare, per esempio, che tra gli eventi futuri non è stato considerata la possibilità di default del debito sovrano di qualche stato. I cds (credi default swap) scontano tale possibilità all’87%.

Possiamo, inoltre, dire che mentre i titoli della Grecia scontano una ristrutturazione del debito che dovrebbe comprendere una perdita intorno al 50% del valore dei titoli stessi (al momento i decennali quotano 52 centesimi di euro), gli stress test hanno valutato tale possibilità di perdita non oltre il 25%. Il fatto che la Grecia non riuscirà a far fronte ai propri debiti è già una certezza.

Ma la stessa situazione l’abbiamo per il Portogallo: gli stress test scontano un 22% mentre i mercati scontano quasi un 50%. Inoltre, non viene comunicata la quantità dei titoli (PIIGS) tossici in portafoglio alle singole banche.
Un rapporto dell’autorità bancaria europea sosteneva che se non si fossero fatti gli aumenti di capitale nell’ultimo mese e mezzo almeno 15 banche sarebbero fallite. E’ strano che dopo un mese tutto sia splendido e si possa gioire così facilmente di risultati edulcorati.

E ancora, non sono stati presi in considerazione i titoli tossici utilizzati in grande quantità dalle banche per operazioni di trading. Questi non contano.
Si ipotizzano solo scenari normali, con eventuali perdite sull’azionario normali, con un pil oscillante entro parametri “normali”.
In pratica, non è cambiato nulla dagli ultimi stress test dell’anno scorso nel quale risultavano voti brillanti per banche (vedi banche irlandesi) che pochi mesi dopo sarebbero state salvate da fallimenti certi.

Non esiste niente di veramente stressante nei normali parametri utilizzati. La solita Europa: tutto come se non fosse successo niente. E la farsa continua.

venerdì 15 luglio 2011

Ottenere finanziamenti dalle banche: come fare?

Oggi parleremo di un argomento spinoso: la possibilità per un'impresa che voglia investire in un nuovo progetto o debba affrontare un periodo difficile di ripresa, di ottenere un finanziamento bancario. Prendiamo spunto, per questo, da un testo interessante di Roberto Ciompi, disponibile in formato ebook, "Farsi Finanziare dalle Banche".

E' necessario partire da un assunto: il rapporto banca/impresa è definitivamente cambiato così come le modalità per accedere al credito. Essere cliente della stessa banca da anni non garantisce nulla. Basilea 2 ha imposto nuovi parametri per l'attribuzione del rating, una classificazione che determina non solo la possibilità di ottenere il prestito ma anche di avere tassi di interesse più o meno vantaggiosi. 



Per questo la domanda di finanziamento non può essere presentata alla leggera. E' fondamentale delineare una progettualità finanziaria chiara e solida, in cui siano chiari obiettivi, risorse e margine di rischio. In secondo luogo presentarsi in modo credibile ed efficace, muniti di tutta la documentazione necessaria. In questo modo si trasmette l'idea di essere preparati e consapevoli rispetto all'impegno preso e di avere ogni aspetto della situazione sotto controllo.


Tutto ciò per creare quella fiducia e quella credibilità necessarie per colpire positivamente chi si occupa della valutazione ed aumentare così le possibilità di ottenere il finanziamento.


Per approfondimenti: "Farsi Finanziare dalle Banche"

mercoledì 13 luglio 2011

I rischi legati alle obbligazioni

Non finiremo mai di sottolineare l’anomalia italiana in merito al fatto che il 10% del portafoglio obbligazionario italiano è costituito da titoli emessi dalle nostre banche. In Europa la percentuale è dell’1%.
Questo significa che spesso alcuni correntisti si possono trovare ad avere in portafoglio una quantità eccessiva di titoli appartenenti a una singola banca. Questo comporta due  tipi di problemi:

1) Si viene meno a una delle norme da sempre condivise: diversificare, essere esposti nei confronti di un solo fornitore non è mai sano dal punto di vista finanziario. Ricordiamoci che niente è mai sicuro, oggi ancor meno.

2) Ci sono titoli e titoli. Chiedete sempre il regolamento dell’obbligazione (è vostro diritto e dovrebbe essere consegnato al cliente per legge) e possibilmente, se non siete esperti, fatelo leggere ad un consulente o a chi ne capisca. Purtroppo, la differenza tra un titolo quotato e un titolo non quotato è notevole. La maggior parte dei titoli bancari non è quotato. Ciò significa che non è negoziabile liberamente sul mercato; significa, inoltre, che il prezzo, in caso di vendita, non è certo ed è stabilito dalla banca stessa. Unilateralmente. Con la crisi che oggi stiamo affrontando, potrebbe succedere che, soprattutto per i piccoli istituti, la vendita di un loro titolo risulti complicata per mancanza di compratori all’interno dell’istituto stesso. Quindi penalizzante per il cliente che potrebbe essere costretto, a vendere sottocosto. In caso di difficoltà dell’istituto diverrebbe difficile liberarsi velocemente del titolo di cui si è in possesso. La vostra banca è sicura ? Lo credevano anche i correntisti di una banca che poi hanno letto le difficoltà del loro istituto sul settimanale L’Espresso all’inizio di febbraio. Niente panico, ovviamente, ma prevenire è sempre meglio. Leggere i regolamenti dei titoli è fondamentale.

Leggevo recentemente alcuni regolamenti di diversi titoli bancari nei quali si specificava che l’unica garanzia era rappresentata dall’istituto stesso, in alternativa, alcuni, facevano riferimento alla casa depositi-fondo di garanzia. I famosi €103.000 per ogni correntista. Fondo che nella realtà non esiste. E’ solo un ipotetico impegno nel caso di incapacità a far fronte al suo debito.

In pratica, si deve fare attenzione, diversificare, pretendere di sottoscrivere anche altri titoli oltre a quelli della casa e farsi consegnare sempre il regolamento. Non bastano mai solo le parole
.
Ricordate che si tratta dei vostri risparmi costruiti faticosamente, siate pignoli e cercate di capire i rischi ai quali andate incontro. Un luogo comune è: l’obbligazione è sicura. Falso! E ancora Falso. Le obbligazioni sono rischiose e ci sono vari livelli di rischio.

Accertatevi anche se si tratta di obbligazioni strutturate ed eventualmente come funzionano i meccanismi che dovrebbero portare al rendimento sperato. Il messaggio che vorrei trasmettere spero sia chiaro: attualmente non esiste niente di semplice e sicuro.Prima di acquistare cercate di capire bene cosa acquistate e se è proprio quello che cercavate.

martedì 12 luglio 2011

Investire su azioni Maire Tecnimont?

Maire Tecnimont è un’ azienda per la quale le aspettative sono andate deluse nel primo trimestre 2011. L’ebitda è risultato inferiore del 31% rispetto allo stesso periodo del 2010 e l’utile  del 62%.

A livello di ordini, l’azienda, si è attestata sui 5,1 miliardi. Il dato è stato inferiore alle aspettative anche a causa della perdita delle opere riferite all’autostrada Salerno-Reggio.

La penalizzazione, a mio parere, è un pò eccessiva: da una quotazione di 3,50 circa di inizio anno si è passati ad 1,30 circa di questi giorni. Si è toccato anche un valore di 1,14.

L’azienda aveva acquisito ad inizio anno la commessa da 700 milioni della metropolitana di Copenhagen che darà sicuramente i frutti sperati. Si deve, inoltre, considerare che l’azienda, a metà giugno, ha acquisito contratti in India per 440 milioni di euro e che il rapporto p/e è pari a 8,11. 

Il titolo sembrerebbe sottovalutato. Intermonte, pur esprimendo un giudizio neutral, ha fissato un target a 2,10 pari ad una rivalutazione del 56% rispetto ai valori attuali.

Ritengo che ci possano essere nel medio periodo possibilità di recupero da parte del titolo con buone possibilità di guadagno.

Marie Tecnimont è un’azienda in evoluzione e alla continua ricerca dell’ innovazione che le consente di operare con standard di qualità elevata.

Maire Tecnimont è a capo di un Gruppo di Engineering, Main Contracting e Licensing, attivo sul mercato nazionale ed internazionale nei settori: Oil, Gas & Petrolchimico, Energia, Infrastrutture ed Ingegneria Civile. Vanta inoltre competenze distintive nell’ Intellectual Property ed è attiva nel settore delle rinnovabili. Maire Tecnimont si è affermata con successo grazie a un forte orientamento alla tecnologia e alle avanzate competenze nei servizi di Project Management, Engineering, Procurement & Construction (EPC) applicate all'implementazione di progetti complessi in tutto il mondo.
Negli anni ha sviluppato una riconosciuta esperienza nella gestione di grandi progetti EPC chiavi in mano, in differenti aree geografiche. Il Gruppo coniuga elevati standard qualitativi e progettuali con una estrema attenzione agli aspetti multi-culturali e ambientali. Presente in oltre 30 paesi e in quattro continenti, controlla più di 50 società operative e può contare su un organico di circa 5.200 dipendenti, di cui più della metà all’estero.

lunedì 11 luglio 2011

Banche italiane: un declassamento annunciato

S&P e Moody’s hanno espresso in modo esplicito la valutazione sull’Italia e sulla manovra fatta. Ed ecco, allora, il vittimismo italiano e la comunicazione viziata prendere immediatamente il sopravvento con il solito motivo: siamo i migliori, i più bravi e gli altri sono peggio.
Forse dovremmo ricordarci che veleggiamo intorno al 120% di debito pubblico con aumenti mensili continui (mai interrotti) e del quale nessuno sembra troppo preoccupato. Traslata su una qualsiasi azienda, tale situazione, non consentirebbe nessun accesso al credito. Invece, il sistema Italia si ribella a chi vuole denunciare una realtà che non può più attendere. 
Nonostante un’economia agonizzante, nonostante il paese sia agli ultimi posti per la capacità di attrarre capitali (linfa vitale per qualsiasi paese) dietro a nazioni che dovrebbero essere ben più arretrate di noi, nonostante si abbia, a fronte di servizi inadeguati, una tassazione media (dati sole 24 ore) pari al 68% contro una media europea del 44% e mondiale del 48%, l’Italia intera grida allo scandalo, all’attentato. Si convocano le società di rating affinchè, nella farsa più totale, ammorbidiscano la realtà e si vorrebbero controllare le operazioni corte. 
La verità, a mio parere, è che oltre ad arretrare e perdere colpi nella competizione globale, non abbiamo la forza e la mentalità per effettuare quei cambiamenti drastici e dolorosi di cui necessita una nazione nelle nostre condizioni. Abbiamo paesi sviluppati come alcuni stati degli Usa, L’Inghilterra, la Svizzera, paesi del nord Europa e alcuni paesi dell’est che hanno adottato politiche forti e chiare nell’intento di (ri)portare in patria capitali, aziende, investimenti e lavoro. Vedi Volkswagen che nel Tennesse ha investito 1 miliardo di dollari per uno stabilimento che sarà il più avanzato creando ben 2.000 posti di lavoro. Un investimento simile è stato fatto da Bmw. Tutto grazie e “manovre politico-finanziarie” fatte in modo pragmatico e lungimirante che hanno consentito a questi stati di essere competitivi anche rispetto alla Cina. 
La manovra finanziaria italiana avrebbe dovuto eliminare sprechi ed effettuare tagli che, in molti comparti, avrebbero dovuto arrivare anche intorno al 20% (non è un’eresia, Cameron in Inghiltrerra lo sta facendo). La manovra era l’occasione che il mercato attendeva, per valutare la reale volontà di politica e lobby economico-finanziarie-sociali nel far fronte con decisione alla insostenibile impostazione italiana; imponendo quel cambiamento strutturale e culturale senza il quale l’Italia non potrà uscire vincente dall’attuale situazione. 
Tutto questo è ben lungi dal verificarsi e la manovra ne è stata la conferma più esplicita. Quindi, brave S&P e Moody’s, se avessero fatto altrettanto ai tempi della Lheman....  Oggi, l’agenzia cinese Dagong ha declassato l’Italia e, in un’intervista alla CNBC, Jim Rogers, guru finanziario di Wall Street, ha chiaramente parlato dell’azione della Consob riguardo alle operazioni short come di chi agisce per il governo e non capisce niente di mercato. Dovremmo smetterla di fare del vittimismo della serie: ce l’hanno tutti con noi. Bisognerebbe cominciare ad essere seri, forse potremo prenderci in giro ancora un po', ma i mercati ormai hanno bisogno di sostanza, non di belle parole.

venerdì 1 luglio 2011

Macroeconomia e politica

I nostri articoli su Attualità, Politica e Macroeconomia.

Nel 2008 il terremoto ora può esserci uno tsunami

La previsione espressa nel titolo era un concetto forte e chiaro inserito in un articolo di aprile e l'avevo ripetuto in maggio. Non ero certo un veggente, ma bastava leggere i numeri della realtà e non ascoltare coloro che negano sempre e comunque qualsiasi realtà negativa. Purtroppo si sta verificando quanto avevo affermato.





Due o tre precisazioni sui derivati

Per la dinamica del sistema dei derivati, visto le varie critiche, vorrei fare alcune precisazioni. Sempre Von Mises: "Non c'è modo di evitare il collasso finale di un boom indotto da un'espansione creditizia. La scelta è solo se la crisi debba avvenire prima come risultato dell'abbandono volontario di un'ulteriore espansione del debito o più tardi con la totale catastrofe del sistema monetario coinvolto"

Qual è l'identità di Tea Party Italia?

La pubblicazione del mio articolo sui derivati ha ottenuto ciò che mi ero prefissato, ovvero mettere allo scoperto un limite evidente di Tea Party Italia: si parli molto in questo forum, ma, è chiaro, e me l’hanno confermato persone che incuriosite hanno seguito i post su FB, che il popolo diTea Party non ha un'identità chiara, precisa e comune e non può quindi, per ora, assurgere a soggetto politico.



Tutta colpa dei derivati?

Da tempo i derivati sono sotto accusa: hanno provocato la crisi del 2008 di cui sono responsabili la finanza e le banche. Qualcuno ha detto che era colpa del liberalismo e della libertà. 
E’ assolutamente vero che i derivati hanno fatto la parte del leone nelle speculazioni e nella 
circolazione di moneta fittizia, ma le informazioni arrivate alla gente, a mio parere, sono state e continuano ad essere veicolate da una pessima comunicazione.



Ormai, non si fa altro che parlare dell’eccessivo costo della politica. Cosa più che vera e giusta, ma l’impressione che deriva dal frastuono delle continue discussioni su tale argomento è che diminuendo i parlamentari, dimezzando gli stipendi ai politici, eliminando le auto blu e altro ancora, si risolvano i problemi dell’Italia. Sicuramente sarebbe un bel gesto simbolico ridurre i costi di cui sopra, ma i problemi italiani sono ben altri.


Borsa in rialzo, niente illusioni


Seconda giornata consecutiva della borsa in netto rialzo (+3%), ma non ci si deve illudere. E' chiaramente un rimbalzo dopo le batoste dei giorni precedenti. I rischi e le tensioni sui nostri BTP sono ancora molto elevati.








 Stress test alle banche: la solita farsa.

Ancora una volta la verità viene messa da parte per esigenze di sistema. Esigenze che si fondano sulla disinformazione e sull’idea che si debba comunque far apparire una positività anche quando l’evidenza critica è palese. Mentire sempre e comunque.





S&P e Moody's hanno espresso in modo esplicito la valutazione sull'Italia e sulla manovra fatta. Ed ecco, allora, il vittimismo italiano e la comunicazione viziata prendere immediatamente il sopravvento con il solito motivo: siamo i migliori, i più bravi e gli altri sono peggio.

Finanza

I nostri post sull'andamento del mercato azionario italiano e internazionale.

Recessione o giapponesizzazione?


Recessione o giapponesizzazione? Cosa sia peggio è difficile da dire. La recessione può essere forte ma poi vi è la ripresa. La giapponesizzazione significa avere un'economia ferma per anni. L'unica certezza che abbiamo ce la dà la Storia: una vera e propria ripresa non c'e mai stata e comunque non sarebbe tale da consentire di pagare i debiti sovrani. Nemmeno a ridurre il rapporto deficit/pil.





Maire Tecnimont è un'azienda per la quale le aspettative sono andate deluse nel primo trimestre 2011. L'ebitda è risultato inferiore del 31% rispetto allo stesso periodo del 2010 e l'utile del 62%.



Non finiremo mai di sottolineare l’anomalia italiana in merito al fatto che il 10% del portafoglio obbligazionario italiano è costituito da titoli emessi dalle nostre banche. In Europa la percentuale è dell’1%.

Azienda e Marketing

I nostri articoli su Marketing, Comunicazione e Strategie Aziendali.


Temporary Manager, un professionista al passo coi tempi


In tempo di crisi alle aziende serve l'intervento di top manager molto rapidi ad entrare in azione, con esperienza internazionale e forti capacità di vision, da introdursi con sistemi flessibili e a tempo determinato, con costi pianificabili e utilizzabili solo per il tempo necessario a porre in atto il cambiamento, il rilancio, la ristrutturazione e la modernizzazione delle aziende.




Oggi parleremo di un argomento spinoso: la possibilità per un'impresa che voglia investire in un nuovo progetto o debba affrontare un periodo difficile di ripresa, di ottenere un finanziamento bancario.