Finanza

lunedì 9 dicembre 2013

Banca Carige non rimborsa un'obbligazione

Crisi sistema bancario ItaliaLe nostre banche sono in difficoltà, ma la comunicazione mediatica continua a proporre messaggi che vorrebbero dimostrare quanto i nostri istituti siano affidabili.

E’ passato in sordina il fatto che, a settembre, MPS non abbia pagato le cedole di tre obbligazioni.....continua

venerdì 29 novembre 2013

Roubini ha parlato al lugano fund forum

Lunedì 25 novembre ho partecipato al Lugano fund forum, Il convegno che in due giorni offre l'opportunità di incontrare esponenti dell'economia e della finanza e di ascoltarne le previsioni per il futuro.

E' chiaro che l'attrattiva è stata la presenza di Nouriel Roubini.
Il famoso economista si è guadagnato fama e onori quando, in contrasto con i suoi colleghi, fin dal 2006 predisse la crisi epocale che dal 2008 imperversa nell'economie occidentali. Si è guadagnato anche l'appellativo di cassandra.

Roubini ha spaziato a 360° per un'ora circa. Da giappone, Usa ed Europa. Paesi emergenti, oro e materie prime, valute.

In sintesi è andata delusa l'aspettativa, anche un'pò sadica, di chi pregustava scenari catastrofici evocati da Roubini. Invece di un mondo sull'orlo del tracollo ne è emerso un quadro più rassicurante, almeno nel breve.

Certo, ha evidenziato le criticità presenti sui mercati e non ha tralasciato l'indebitamento eccessivo che potrebbero anche improvvisamente cambianre il quadro descritto, ma in complesso un Roubini moderato e quasi positivo. Italia a parte, ovviamente. 

Ha sorpreso la fiducia riposta nel Giappone. Ritiene, il paese, in crescita e con performance borsistiche che potrebbero raggiungere la doppia cifra.
Ma, in generale, ritiene che l'economia mondiale sia sostenuta dalla liquidità e dall'azione delle banche centrali e, quindi, sia in crescita. Gli effetti sugli Usa e sull'Europa (in tono minore) si vedono e continueranno a farsi sentire positivamente. Ci tiene a specificare che tali effetti non saranno sufficienti per contribuire a far uscire i paesi periferici (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo) dalla stagnazione nella quale si trovano.

In particolare, ritiene che l'Italia non beneficierà della liquidità che inonda il mondo e non sarà trainata dalla crescita di altri paesi. Secondo Roubini non ha nessuna possibilità nei prossimi anni di risollevarsi. Considera la situazione insostenibile e, forse, non guaribile. Tale contesto accomuna i paesi periferici del sud Europa, con l'aggiunta di un rischio francese in futuro.
Per queste motivazioni, crede che l'Euro, senza indicarne i tempi, possa anche finire.
E' convinto, invece, che i paesi emergenti, quelli che non hanno problemi di credito, possano continuare a crescere e a fungere da traino all'economia mondiale.
Il dollaro viene visto in aumento. Crede poco al tapering come azione shock. Piuttosto pensa che sarà fatto in modo graduale. Tale da non influire negativamente sull'economia e sui mercati.

L'oro potrebbe scendere fino a 1000 dollari all'oncia prima di ripartire, mentre il rame ed altri metalli sono visti positivamente.

Roubini ha parlato; ai posteri l'ardua sentenza.














mercoledì 27 novembre 2013

SHELL Italia in vendita e E.ON pensa ad andarsene

Ancora una volta dobbiamo continuare l'elenco delle aziende che hanno deciso di abbandonare l'Italia o che stanno pensando di andarsene.

E' il caso della Shell che ha messo in vendita la rete dei distributori posti sul territorio italiani. L'operazione è lunga è difficile perchè trovare chi voglia investire nel nostro paese non è semplice.
Ci sta provando da questa estate perchè la decisione è già stata irrevocabilmente presa.

Un altro operatore internazionale, tedesco in questo caso, ha deciso di andarsene. Si tratta di E.ON azienda teutonica del settore dell'energia. La E.ON  potrebbe mettere in vendita la controllata Olt (rigassificatore innovativo in sperimentazione a Livorno) e la partecipazione importante nel gasdotto Tap che avrebbe dovuto essere un hub del gas per tutta Europa.

E' chiaro che più andrà avanti questo governo di inetti e di squallidi politicanti e più le imprese
straniere abbandoneranno il nostro paese; per perdita di speranze sulle possibilità future e per presa d'atto della politica completamente inadeguata ed incapace di riformare il sistema Italia.

Solo aziende cinesi e di qualche altro paese asiatico possono essere ( ancora per poco) interessate alle nostre imprese e ad investire sull'Italia. Lo fanno, spesso, sia per alcune capacità artigianali da acquisire (marchi compresi) difficilmente riproducibili, ma, soprattutto, per il bisogno di avere un punto d'entrata per il mercato europeo. Un punto, per di più, a basso prezzo che gli consente di operare in modo simile a come operano nei loro paesi.

Abbiamo veramente poco tempo per cambiare direzione, o forse non c'è nemmeno più tempo.
Tanto vale un fallimento guidato anzichè un'agonia perenne.

sabato 9 novembre 2013

ANCHE ROLAND CORPORATION CHIUDE LA SEDE ITALIANA, MA AMAZON APRE UN MAGAZZINO IN ITALIA


Anche il colosso nipponico dell'elettronica appilcata agli strumenti Roland Corporation, lascia l'Italia. Dopo 35 anni, 20 milioni di fatturato, 150 dipendenti e dopo aver servito icone come i Queen e Bon Jovi, la direzione giapponese ha deciso la chiusura. La causa è dovta al calo del fatturato e alla concorrenza asiatica. Sono 150 i dipendenti che saranno in difficoltà. Ancora una volta, il nostro paese è vittima dell'incapacità di adattarsi al mondo che cambia, che concorre, e che incombe su di noi. Incapace di attirare e trattenere capitali, aziende, investimenti.

Per consolarci un segnale positivo arriva da Amazon. Il colosso americano delle vendite on line ha deciso di aprire un magazzino sul nostro territorio e assumerà decine di persone, forse 100.
Questo è dovuto al fatto che anche gli italiani, nonostante sembra non ci creda nessuno, comprano online e comprano talmente tanto da far decidere il maggior competitor del mercato ad aprire in Italia un punto di appoggio.

Ciò che deve far pensare è dovuto al fatto che le nostre aziende sono ancora restie ad utilizzare e, soprattutto, ad investire su uno strumento che sembra alle nostre imprese lontano dalla realtà e dedicato solo ad alcuni prodotti.

Anche questo dimostra che al di là dell'Europa, dell'euro, del debito e di tanti altri aspetti tecnici sono la mentalità e la cultura di un paese a fare la differenza. La nostra incapacità di evolvere e di lasciare il percorso conosciuto per strade più tortuose, ma che rappresentano il nuovo che avanza ineluttabilmente è il problema più inquietante che dobbiamo affrontare. La vera sfida che consentirà all'Italia di superare l'impasse in cui si trova è cambiare, il resto è relativo. Dobbiamo cambiare approccio su quasi tutto, questa è l'unica via d'uscita, altrimenti il nostro declino sarà inevitabile.

venerdì 1 novembre 2013

ANCHE L'IRLANDA E' SULLA STRADA GIUSTA

A dstanza di 2 anni tutti i paesi che hanno deciso con forza di cambiare direzione, di fare riforme serie e di affrontare la realtà del mondo attuale stanno avendo i rsultati per i quali hanno lavorato.

Così, anche un paese fallito come l'Irlanda nel giro di 2 anni si è risollevata ed ha imboccato la strada giusta per essere competetivo come stato.

Tasse basse, spesa pubblica e sociale ridotte e aiuto alle imprese per attrarre capitali e migliorare la pesantissima situazione del lavoro.

Puntuali stanno arrivando i primi risultati. Tanto da essere considerata meno rischiosa dell'Italia.
Oggi i titoli di stato irlandesi hanno spesso un rendimento inferiore ai BTP,  il debito pubblico è inferiore a quello italiano e  la disoccupazione è simile alla nostra. Ma loro stanno crescendo. Già, attraggono capitali, non li fanno fuggire come noi e le previsioni per il prossimo anno sono interessanti.

Un altro paese che ha fatto quando dovremmo fare anche noi. Un altro paese che ha avuto la forza e il coraggio di cambiare, di costringere il proprio polo a sacrifici, ma sacrifici finalizzati alla crescita, alla ripresa, non al declino come in Italia.

I nostri sacrifici sono assolutamente inutili perchè ci portano verso la Grecia e non verso la rinascita come Irlanda e Inghilterra.


L'INGHILTERRA UNA TERRA DI OPPORTUNITA'


"L'Inghilterra è una terra piena di opportunità." Questo è il motto con il quale Cameron ha potuto scolinare una serie di dati a dimostrazione che le politiche di tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale stanno dando i loro frutti.
Ovviamente, tale politica è servita per abbattere le tasse sulle imprese attrarre capitali dal resto del mondo (essere appetibili)  consentire una ripresa economica ed una ripresa del mercato del lavoro grazie anche alla magggior flessibilità stabilità dalle riforme fatte.

Il progetto che faceva storcere il naso a tanti e, soprattutto, all'Europa comunista dimostra che può funzionare. E' la strada da percorrere.
Come ogni azienda si fa la guerra e noi siamo liberi di scegliere da chi comprare i prodotti che scegliamo, così i capitali si spostano verso quegli stati che offrono il pacchetto migliore per investire e per fare impresa.
Questo è il motivo per cui il progetto destinazione Italia del governo Letta risulta ridicolo all'estero e, devo dire, che attraversando le alpi si prendono gioco di noi su quanto si sia patetici nell'approntare politiche credibili solo per i nostri politici.

Intanto l'Inghilterra quest'anno crescerà del 1% circa e del 2% nel 2014. Anzi, l'anno prossimo sarà il miglior paese d'Europa.

Certamente esistono ancora difficoltà, ma sicuramete la strada imboccata è quella giusta, noi ancora nella direzione opposta.

Anche di questo i nostri politici non parlano. Anche le soluzioni inglesi sarebbero scomode per i politicanti italiani.

Non dobbiamo mandarli a casa. Ne arriverebbero altri tali e quali; dobbiamo togliergli i viveri. O si fa la rivoluzione o si fa la ribellione fiscale.




IL NORD ITALIA EVADE MENO DELL'EUROPA

evasione in europa
Per distogliere l'attenzione dalla realtà e dalle nefandezze operate dal governo non si fa altro che parlare di Berlusconi e di spie che fanno quello che hanno sempre fatto per definizione. La ciliegina, poi, per giustificare le mancate riforme è sempre la stessa: si potrebbe fare di tutto e di più, ma purtroppo non si può perchè c'è l'evasione.

Il grafico pubblicato da scenarieconomici. com che trovate nell'immagine a fianco dimostra ancora una volta lo squallore dei nostri politicanti ed conferma una differente realtà della sutuazione rispetto alla comunicazione fatta dal potere. Ciò che dimostra questa ricerca internazionale (istat, eurostat, fondo monetario internzionale, cgia, visa, tax research) è che nella parte produttiva del paese, dove c'è l'industrializzazione e dove ci sono le imprese che, loro malgrado, sostengono questo stato criminale, l'evasione è tra le più basse d'Europa Siamo al livello delle nazioni più virtuose. 
Al contrario l'evasione dove non esiste industrializzazione, ma assistenzialismo e parassistismo gestiti in comune da stato e mafia è ai massimi livelli.

Questi dati non vengono pubblicati ed enfatizzati perchè scomodi per il nostro stato sia per la strategia costruita sull'evasione per evitare di fare e sia perchè si evidenzia come lo stato sia il primo produttore di evasione. Già, perchè i miliardi che da 70 anni vengono dati annualmente al sud e non creano sviluppo, vengono dati come denaro ufficiale alle associazioni mafiose la quali lo trasformano  in denaro nero utilizzandolo per i loro traffici. E qui, stranamente, non si va mai a colpire; anzi si colpisce chi produce e chi si arrabatta quotidianamente per competere e sopravvivere, ma nessuno chiede dove finiscono i soldi indirizzati verso il mezzogiorno.

Lo stato criminale, criminale perchè chiunque pretenda il 70% di quanto prodotto è un criminale, oltre a spolparti continuamente ti vessa e ti controlla in stile KGB.
Dovremmo provare a non pagare un solo F24 il 16 di novembre, per esempio, per vedere la fibrillazione ed il terrore nelle facce dei nostri politici anzichè quel sorriso da ebete. 

Come diceva il grande Ghandi: se si ha la forza necessaria ci si può rifiutare di pagare le tasse.
La forza è data dalla quantità di persone che decidono di non pagare.
La storia è piena di eventi e rivoluzioni iniziate con il rifiuto di pagare le tasse. Stati Uniti contro la Gran Bretagna, nella rivoluzione francese, addirittura ai tempi dei romani e potremmo continuare. Finchè parliamo continueranno a fare quanto noi gli concediamo di fare. Non cambierà niente, la Grecia insegna. Finchè le tasse si pagano loro continuano ad incassare a non diminuire la spesa e noi continuiamo il declino. Ricordiamoci che il conto sempre più salato lo paghiamo noi, non loro.




sabato 5 ottobre 2013

PERCHE' NON SI PUO' CRESCERE

Sono passati quasi 6 anni da quando è iniziata la crisi e chi tiene le redini del mondo ha ampiamente dimostrato di non essere adeguato per affrontare i problemi in essere. Sono stati anni durante i quali, incessantemente, il sistema (politica, finanza, media, lobby etc.) non ha fatto altro che propinarci un futuro roseo mai realizzatosi. Anche oggi si continua ad evocare una ripresa illusoria, inesistente.
La finanza è accusata di essere la causa di tutto, ma è decisamente semplicistico.
Il problema è aver creato una società fondata sul debito. La finanza ne è uno strumento.
Il walfare è a debito dai primi anni ottanta ed è insostenibile, ma nessuno, cittadini in primis, ne vuol sentir parlare. I privati si sono indebitati per anni con percentuali sul pil allucinanti: negli Usa fino al 200%, ma anche in Europa ci sono paesi arrivati al 90%. Debito pubblico alle stelle. I più grandi paesi hanno un debito che va dal 90% del PIL in sù. Ed è in continua crescita. Perchè si continua a finanziare la pseudo-crescita ed un eccesso di stato sociale (improduttivo) a debito.
La gente non spende perchè impegnata a cercar lavoro o a ripagare il debito contratto in passato; i consumi scendono e l'economia non si riprende.

La cultura occidentale del nefando Keynes porta ancora a pensare che debba essere lo stato, quindi il pubblico, a risolvere il problema, quindi ancora con il debito. Senza rendersi conto che è lo stato il problema. E finchè chiederemo l'intervento dello stato non si potrà crescere. E' una contraddizione in termini ed un voler andar contro le leggi della scenza economica.

Nell'occidente nella maggior parte delle nazioni la spesa pubblica è oltre il 50% del PIL. E' chiaro che se di tale portata è l'intervento dello stato la consegente tassazione non può che essere almeno del 50%. Più stato chiediamo, più l'intervento dello stato nell'economia aumenta e sempre più tasse si dovranno pagare. E' un assioma ovvio anche ad un bambino. E' idiota chiedere che lo stato intervenga e si insinui nell'economia e, allo stesso tempo, chiedere di diminuire le tasse. E' un non senso.

Più tasse si pagano e meno risorse restano per le aziende per creare sviluppo e occupazione, meno investimenti si faranno, meno crescita e meno occupazione si produrranno. Certo se avessimo ancora il monopolio del mondo forse riusciremmo a cavarvcela, ma dato che non è più possibile impedire ai paesi tenuti nel limbo per decenni di svilupparsi di crescere e vivere decentemente si deve avere la forza di competere con tutti. Più la presenza dello stato aumenta e più il nostro declino sarà un'agonia infinita: annunciata e realizzata.

Il debito e lo stato sono un fardello insostenibile, ma deve essere chiaro a tutti che i debiti statali non sono ripagabili.
Si dovrà decidere ad affrontare seriamente la riduzione e, quindi, la ristrutturazione del debito, oppure questo succederà comunque, ma senza una strategia programmata. E' sarà molto peggio. E comunque fino a quel momento scordiamoci che possa esserci crescita e sviluppo.
Non è mai accaduto che da una situazione come quella italiana se ne sia usciti senza pagare dazio. Il periodo durante il quale avremmo potuto correggere il tiro limitando i danni è, oramai, passato. Qualunque scelta seria comporterà sacrifici devastanti. La non scelta sarà deflagrante.
Le strategie messe in campo dal mondo occidentale si sono rivelate un fallimento totale, ma sembra che le menti del mondo vogliano perseverare distruggendo risorse importanti. Ricordiamoci che tutto ciò che fanno e perchè noi glielo consentiamo.  









mercoledì 24 aprile 2013

IMU

IMU TASSA PERMANENTE
L'ultimo atto del governo Monti è stato in linea con il suo stile e la sua indecenza. L'IMU, la tassa sulla casa tanto odiata, aveva una scadenza nel 2015. Con una modifica al Def (documento di economia e finanza) stabilito che la tassa sarà per sempre. Grazie Monti un altro bel regalo.

martedì 23 aprile 2013

Un futuro che sembra già delineato


Un futuro che sembra già delineato

Un futuro che sembra già delineato - MANAGER ON REQUEST
Dobbiamo partire dal dato storico: i governi, la politica e i poteri collegati decidono nel bene e nel male, il popolo subisce e paga il conto finale. Il debito italiano si può pagare solo con una ristrutturazione del debito, un deafult controllato o tramite un prelievo forzoso.

giovedì 14 febbraio 2013

Mediaset + 60%: i rumor dicono che Berlusconi stia preparando il colpo di scena che lo farà vincere

Mediaset arriva a guadagnare in modo ingiustificato l'87% in 2 mesi dal 16 novembre (minimo a 1,156 ) al 18 gennaio (massimo a 2,16) poi storna, ma ancora oggi il guadagno è del 55% con una quotazione intorno a 1,85-90. A cosa è dovuto questo guadagno che possiamo vedere nel grafico ?
I dati di Mediaset sono in sofferenza in modo evidente:
rapporto P/E degli ultimi 12 mesi è pari a 164
Rapporto indebitamento/mezzi propri pari all'80%
Net profit Margin nel 3° trimestre 2012    -12,81%
Operating Margin   - 14,97%
Return on Average Assets     - 4,51%
Return On Average Equity   - 14,68%
E le casse non sono certo in una situazione agiata.


E' chiaro, allora, che qualcuno sa qualcosa che non è ancora di dominio pubblico.

Ed ecco la bomba che Berlusconi potrebbe far esplodere l'ultima settimana prima delle elezioni con un annuncio dirompente.

I rumor dicono che Berlusconi avrebbe in mano la vittoria  a palazzo chigi (da qui la sua spavalda sicurezza sulla sua vittoria) attraverso un 'operazione che sarebbe già in stato avanzato.
Sembra che sia stato dato mandato ad una società di M&A statunitense collegata, sembrerebbe, a Rothschild. L'operazione consisterebbe nel vendere quote di minoranza (o addirittura l'intera proprietà) a soci finanziari che andrebbero a rimpinguare le casse vuote.
L'idea sarebbe quella di far entrare un socio nell'azienda con una quota di minoranza in modo da apportare denaro fresco in Mediaset. In futuro si potrebbe arrivare alla cessione totale delle quote e della proprietà della famiglia.
La salita del titolo in borsa dimostra come possa essere credibile questa voce. Probabilmente perchè sembra che le indiscrezioni provengano da personaggi attendibili.
Il mercato, evidentemente, crede anche ad un'altra idea di Berlusconi che costituirebbe la fine di un'epoca. Gli consentirebbe, inoltre, di sbaragliare la concorrenza elettorale spiazzando completamente i candidati premier. Un colpo ad effetto che nessuno ha minimamente considerato.
La costruzione di un Blind Trust: operazione attraverso la quale conferirebbe la sua cassaforte ad un consiglio direttivo, non collegabile alla sua persona, che agirebbe nella gestione in piena autonomia. L'annuncio di porre fine al conflitto di interesse, pietra miliare dei suoi oppositori, rinunciando al comando delle sue attività, televisioni comprese, consentirebbe di apportare a lui e al suo partito un contributo in termini di voti che potrebbe affondare l'opposizione di Bersani e di Monti e le loro aspirazioni di vittoria. E forse dello stesso Grillo.

In pratica Berlusconi starebbe preparando l'atto finale di un grande show iniziato nel 1994. Il classico finale a sorpresa.

Naturalmente non tutti credono a questa possibilità, e molti contestano il fatto che uscire da un gruppo industriale così importante non sia semplice e tanto meno immediato. Il mercato, però, sembra credere fermamente a questa eventualità visto la performance del titolo Mediaset in borsa. E, spesso, i mercati le notizie le hanno in anticipo. Il fatto, poi, che il titolo continui a rimanere a quotazioni così elevate dopo 2 mesi significa che le probabilità sono molte.

E poi, anche se i tempi e le problematiche tecniche allungheranno la definizione di queste operazioni a livello mediatico basta l'annuncio. L'importante è che sia dirompente.

Ormai manca poco per vedere se veramente riuscirà ancora una volta a stupire con i suoi effetti speciali. Solo 10 giorni circa.

Nicola Mastropietro  












Monti fa sempre favori alle banche. E paghiamo noi.

Ancora una volta il nostro governo, Monti in primis, ha dimostrato di voler usare due pesi e due misure. Ovviamente a suo favore.

Ieri, l'Europa avrebbe voluto parificare la Tobin Tax per tutti i titoli emessi sul mercato indipendentemente dal fatto che siano titoli di stato banche oppure obbligazioni corporate (aziendali). Ma il nostro grande presidente si è opposto con un secco diniego a questa opzione democratica e giusta.

Forse non tutti sanno che per quanto riguarda la tassazione (tobin tax) i titoli di stato e le obbligazioni emesse da banche sono escluse dal pagamento secondo la legge fatta dal genio.

Sui titoli di stato ha giustificato, ieri, il suo diniego con il timore che vi possa essere una fuga di capitali dai nostri BTP ( ma come ? Monti non diceva che eravamo credibili e che il nostro debito veniva comprato perchè l'Italia non aveva problemi ? ). Un notevole vantaggio competitivo anti-liberale affinchè il nostro debito pubblico possa essere conveniente sul mercato. Quasi un low cost; bassa qualità, ma costa meno. Per legge.
Altro grande favore alle banche. Chissà perchè nonostante siano aziende "private" Monti Le consideri privilegiate rispetto a qualsiasi altra azienda privata. E così, anche per le loro obbligazioni poco sicure un vantaggio fiscali. Befera lo sa ?  E sta zitto, parla solo di redditometro. Questo è un grave danno per le casse dello stato. Le obbligazioni bancarie in  circolazione in Italia corrispondono ad oltre il 10% del totale.

Monti, è evidente, non ha conflitti di interesse e non difende le banche. E' vero non le difende ne è completamente succube. Il loro burattino.

mercoledì 13 febbraio 2013

BANCA POP. SPOLETO IN AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA

Il ministero dell'Economia e delle Finanze ha disposto l’amministrazione straordinaria per la Banca Popolare di Spoleto su proposta della Banca d'Italia. Il ministro dell’Economia e delle Finanze,  ha disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo. E' stato deciso con decreto l’8 febbraio. Il provvedimento si è reso necessario a seguito delle negative risultanze degli accertamenti ispettivi.

Purtroppo, la situazione delle nostre banche non è così fantastica come viene continuamente sostenuto da politici, rappresentanti bancari e opinionisti.

Il problema di liquidità nasce dal fatto che MPS deteneva il 25% di Popolare Spoleto e con decisione unilaterale ha disdetto il patto di sindacato facendo così scattare l'opzione put per la banca senese e l'obbligo di comprare le quote ad un prezzo pattuito da parte della Banca Pop. di Spoleto. Ma la Banca Popolare di Spoleto non ha i soldi per ricomprare il 25%.

Oltre a quanto già mestamente archiviato ad insaputa della gente (credito coop. fiorentino, cassa di risparmio di rimini, banco emiliano romagnolo, Mantova banca, credit euronord, banca network), abbiamo ancora tante aziende bancarie sull'orlo del tracollo, ma non ne vuole parlare nessuno, salvo, poi, ritrovarsi improvvisamente con poche righe che spiegano che un'istituto è fallito, deve essere salvato, commissariato o altro ancora.

Ricordiamo che Banca MPS non è un caso isolato, ma solo il più eclatante per le dimensioni e l'importanza a livello nazionale. Mentre si arrampicano sui vetri per spiegarci quanto è solida la MPS, intanto, lo stato deve offrire 4 miliardi per non farla saltare e contemporaneamente i rumor dicono che si tratti con BNP paribas perchè possano acquisirla togliendo la patata bollente al nostro sistema bancario e politico. Il motivo è semplice: MPS non è in grado di sopravvivere da sola. 

Meglio prevenire che curare come si dice. La quantità di richieste di portare soldi all'estero in forma assolutamente regolare è figlia di difficoltà reali da parte del sistema italiano. E' continueremo ad incentivare la fuga di risorse verso l'estero.


Manager On Request
Nicola Mastropietro


  

La magistratura partecipa alle elezioni



E' incredibile come la magistratura riesca ad avere un tempismo incredibile per affondare il colpo attraverso le proprie indagini e per pubblicizzarle con un effetto mediatico casualmente puntuale in vista di appuntamenti importanti. Spiace dirlo, ma appare tutto programmato nei minimi termini.
A circa 20 giorni dalle elezioni arriva l'affondo sul PD della magistratura con le pesanti accuse alla banca MPS e alla sua gestione condotta dalla fondazione chiaramente occupata dalla sinistra pidiessina.

Le conseguenze le conosciamo; caos mediatico, bufera sul PD e perdita di punti percentuali nei sondaggi pre-elettorali.Ovviamente, non si deve pensare di difendere le malefatte degli ex comunisti, ma come abbiamo scritto in questo stesso blog "banca MPS e l'informazione italiana"  la situazione era ben nota fin da marzo del 2012. La domanda che si pone è evidente: perchè la magistratura comunica quanto si sapeva e si sarebbe dovuto comunicare tempo fa solo 20 giorni prima che si svolgano le elezioni.

La risposta però non si fa attendere. Ecco, come un fulmine a ciel sereno, scoppia il caso finmeccanica. Ancora una volta, la magistratura protagonista. Anche in questo caso il tempismo è fantastico. Siamo a 10 giorni dalle elezioni. Ma, casualmente, si va a colpire la controparte del PD. I politici in ambasce sono quelli della lega alleati a Berlusconi. Anche in questa tempesta le accuse sono gravi e sembrano piovute dal cielo. La corruzione e le accuse (ricordiamo a fine 2011 le dimissioni di guargaglini dopo 10 anni di presidenza finmeccaniza) erano ben note e le indagine in stato avanzato. Eppure, solo poco prima delle elezioni scoppia, in modo eclatante, il caso.

Purtroppo, come dimostrano taluni magistrati che si fanno pubblicità per poi candidarsi o creare un proprio partito, non sono esenti dall'appartenere agli schieramenti politici e non si astengono dall'attivarsi per intraprendere azioni che possano favorire o sfavorire una determinata forza politica. Tanto sanno che gli italiani ci sono sempre cascati e così continueranno. L'italiano medio, non guarda i fatti, ma tende a rispettare le istituzioni in quanto tali con le fette di salame sugli occhi.
Rimane il fatto grave che le nostre migliori aziende son invase di corruzione come si evidenzia chiaramente dalle indagine presso eni, saipem e prima ancora alitalia, telecom, fonsai. Oltre a Mps e Finmeccanica.
Perchè uno straniero dovrebbe investire in Italia ? E perchè un italiano non dovrebbe andare all'estero ?

Manager On Request
Nicola Matropietro



lunedì 11 febbraio 2013

L’ITALIA E’ UNA DITTATURA. PER QUESTO NON PUO’ CRESCERE

LO STATO E’ LO STRUMENTO ATTRAVERSO IL QUALE LA GENTE PENSA DI POTER VIVERE ALLE SPALLE DEGLI ALTRI

Questo aforisma di Frederic Bastiat, filosofo dell’800, in Italia poco conosciuto , non si studiano i filosofi scomodi,  si dovrebbe incorniciare per incisività, acume ed ampiezza del significato.

Quando uno stato non si limita a stabilire regole e a farle rispettare, ma diventa un attore economico che, in forma diretta, gestisce le aziende e l’indotto ad esse collegato si genera parassitismo, corruzione,  mediocrità, spesa fuori controllo e aumento della tassazione. In pratica, una forte limitazione della libertà ed un esercizio del potere dello stato che riduce in schiavitù le persone. Il risultato finale, accelerato in un mondo dinamico e concorrenziale, è uno sviluppo decrescente, una competitività ridotta, una bassa produttività ed una scarsa resilienza: una cronica incapacità ad affrontare i cambiamenti. Il declino ineluttabile.

Questo è quanto è accaduto e sta accadendo in Italia. Uno stato fondato sulla corruzione ed una politica che premia imprenditori mediocri perchè garantiscano loro il voto, e imprenditori che votano politici incapaci perchè gli concederanno favori. Un sistema che si auto alimenta e che impedisce a chi ha capacità e talento di competere regolarmente, su base meritocratica. E’ la suddivisione che in tempi non sospetti fece l’economista Luigi Zingales tra capitalismo di business e capitalismo di mercato. In Italia, abbiamo il capitalismo negativo di business, fondato sull’interesse personale, sull’aggiramento della libera competizione e sulla limitazione della libertà. Il capitalismo di mercato, invece, presuppone che a chiunque sia data una possibilità, indipendentemente dal colore politico, e che il risultato sia rapportato all’effettiva capacità dimostrata. Il capitalismo di mercato è sinonimo di entusiasmo, ottimismo, maggior innovazione e produttività ed un benessere per la maggioranza del popolo. E soprattutto di libertà e meritocrazia.

Il sistema Italia, ormai in metastasi, impedisce di fatto l’esercizio della libertà e priva ogni singolo individuo della possibilità di esprimere il proprio talento.
La libertà, è dimostrato, è la linfa vitale dello sviluppo e della crescita.
Nel rinascimento abbiamo avuto la massima espressione dell’arte, della scultura, della pittura, della scrittura e anche della finanza. Un’ubriacatura di genialita, di innovazione, di bellezza, di saggezza. Tutto questo è stato possibile grazie alla ad una concezione dell’uomo libero. Perchè solo una società libera è in grado di creare ricchezza e benessere.
Giannino usa le catene come metafora della nostra schiavitù e come rappresentazione dellla realtà del nostro quotidiano. Direi che ne ha ben donde.
La libertà dovrebbe essere un diritto di ogni cittadino e non un concetto di presunta illegalità come avviene in Italia.
La lbertà è prodromica alla differenziazione individuale creativa e positiva anzichè alla squallida omologazione tipica di un sistema totalitario o illiberale.

Ma entriamo nel merito.

Nell’ultima classifica internazionale siamo al 61° posto per la libertà di stampa. L’informazione è carente e di parte.
Il Financial Times, nel marzo 2012 , scriveva che Banca MPS era praticamente fallita e lo stato italiano avrebbe dovuto intervenire. Lo stesso giornale riportava come fonte l’EBA (European Banking Authority). I nostri giornali, nello stesso tempo, esaltavano gli utili aziendali conseguiti dal gruppo senese. Questa è  sicuramente  disinformazione , c’è da chiedersi quanto sia voluta o imposta .
Siamo un paese nel quale la presunzione di reato è diventato il fondamento delle nostre istituzioni.
L’onere della prova è stato invertito. Si rischia di essere arrestati senza prove. Infatti, il 50% dei carcerati viene poi assolto.
Nella maggior parte dei paesi d’Europa pagando il 25% di tasse reali si è dei cittadini-imprese modello, in Italia pagando il 40% si appartiene alla categoria dei delinquenti da perseguire. Già, perchè da noi si arriva anche a pagare il 68%. Se non è dittatura e tirannia il 68% di tasse........
Non siamo liberi di usare i nostri soldi. Addirittura c’è chi vorrebbe eliminare totalmente il contante quando nel nord europa, in Germania, in Inghilterra, in Svizzera non esistono limiti.  
Siamo continuamente intercettati nella comunicazione, ogni strumento tecnologico regalandoci una innegabile facilitazione ci pone purtroppo nella condizione del topo nel labirinto , con  il tutor per esempio controllano quante volte percorriamo una certa autostrada.  
Sfido chiunque a trovare spazi di libertà in Italia. Dobbiamo essere autorizzati a fare qualsiasi cosa. Esiste un permesso, una registrazione per tutto.
Il redditometro ci dice quanto e come dovremmo  spendere. E’ stabilito per legge, su base statistica.  Gli studi di settore ci dicono quante fatture dobbiamo emettere anche in tempo di crisi, affermi di averne emesse di meno ? Menti ! e se menti , truffi .  E l’onore della prova per difendersi da accuse infondate è sempre a carico del cittadino-imprenditore.  Lo stato sembra comportarsi ormai come dittatura : controlla tutto e tutti, si inserisce nella gestione diretta dell’economia, la manipola a suo uso e consumo. Una sanguisuga mortale che sta dissanguando il paese. Ci sono comuni ed enti che detengono partecipazioni in centinaia di società, ma di conflitto di interessi non si parla.   

In Italia ci sono circa 150.000 leggi negli altri paesi europei non si supera il numero di 10.000. 150.000 leggi eppure tutto è da interpretare , nulla è certo , sembrano  fatte appositamente perchè non esistano regole chiare e precise. Di fatto  questa montagna di leggi favorisce la corruzione, dall’appalto truccato all l’estromissione dagli affari delle persone-imprenditori onesti e dei talenti che consentirebbero di smascherare i raccomandati incapaci e i corrotti.
150.000 leggi creano solo confusione che si esplicita tramite una burocrazia indecente e macchinosa , che limita e ingarbuglia più che chiarire e indirizzare minando  alla base l’entusiasmo ,  la fiducia e la necessità di sostegno  che chiunque intraprenda ha come necessità primarie . I cavilli sono innumerevoli e portano all’ingiustizia che gli italiani ben conoscono.

Quando si va all’estero  e si ha confidenza con gli interlocutori,  l’Italia viene definita uno Stato di Polizia. E ribadiscono che il comportamento delle autorità italiane (in senso anti-liberale) non ha eguali nelle altre nazioni.

Gli italiani hanno le loro colpe
Tutto questo, purtroppo, non è colpa solo della politica, ma è colpa degli italiani. E’ colpa di un popolo abituato a subire.
L’italiano è rimasto quello che osannava la dittatura fascista, quello che avrebbe voluto annettere l’Italia alla dittatura comunista dello stato sovietico, quello che negli anni settanta ragionava ancora con quella mentalità che portava a slogan del tipo: non importa se mi viene espropriata la casa , l’importante è che la portino via ai ricchi e ai padroni. L’italiano medio studia poco e si informa ancora meno. Si accontenta di quanto gli viene propinato dal potere politico- finanziario e giornalistico..  

Questa è ancora l’Italia, quella che oggi si dichiara schifata dallo stato, ma che lo richiede per qualsiasi cosa: mi deve dare il lavoro, mi deve aiutare, deve intervenire, deve garantire. Quasi come se lo stato si dovesse occupare di tutto e come se dovesse dispensare soldi a tutti senza limiti.
Il cambiamento di cui ha bisogno l’Italia richiede che lo stato faccia un passo indietro, si faccia da parte, delegando ai singoli la responsabilità di se stessi. Le persone crescono quando diventano responsabili del loro destino e vanno per strada da soli, non quando sono assistiti e accompagnati per mano.

Invece, no. La gente vuole solo certezze che non esistono. Ho lavorato per anni con contratti di collaborazione da me scelti. Secondo la mentalità italiana ero un precario sfruttato. La vita è un precariato continuo. Il problema è che gli italiani si lamentano dei furbi e dei raccomandati perchè vorrebbero essere al loro posto, non è vera indignazione. Troppo spesso, vorrebbero godere di quei privilegi e di quei vantaggi.

E’ giusto ricordare che dai sondaggi emerge che il 35% degli elettori vota il partito. A prescindere da persone, da fatti, da programmi.  Questo è un dato inquietante per l’Italia. Il 35% si rifiuta di ascoltare, capire, confrontarsi, ragionare ed eventualmente cambiare idea. Mettere in discussione se stessi e le proprie idee.  Come se il livello di sviluppo si fosse fermato all’australopithecus africanus senza che avvenisse il passaggio successivo dell’evoluzione alla condizione di Homo sapiens.

Sono gli italiani il vero problema, la politica è la rappresentazione del proprio popolo. Credere che basti cambiare qualche politico per cambiare l’Italia è pia illusione. Molti dei cambiamenti di cui necessita il nostro paese sono ancora ostici  agli italiani. Sono in grado di recepirli e di accettarli per gli altri, ma non per sè. E’ la mentalità che va cambiata. E questo, purtroppo, richiede tempo.

La direzione che oggi ci serve intraprendere può essere riassunta in un concetto espresso da vari filosofi:
Lo stato è un male necessario. E’ un male perchè limita sempre la libertà degli individui; necessario perchè chi è incline al male ha bisogno della giustizia dello stato. Ma essendo un male lo stato deve essere ridotto al minimo. Significa che il suo potere deve essere limitato e   non deve svolgere compiti e funzioni che il privato può e deve svolgere da solo. Non deve gestire e provvedere a nulla che i privati non siano in grado di gestire da soli.

Per l’Italia, in particolare, questa concezione sarebbe una rivoluzione culturale epocale. Ma se non ne saremo capaci (velocemente)  il declino sarà l’unico futuro che avremo.

Nicola Mastropietro

domenica 20 gennaio 2013

Fino al 2014 nessuna ripresa

Passeggere: Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore: Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere: Come quest'anno passato?
Venditore: Più più assai.
Passeggere: Come quello di là?
Venditore: Più più, illustrissimo.
Passeggere: Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore: Signor no, non mi piacerebbe

Comincia così, con un passaggio delle Operette Morali di Leopardi, l'interessante articolo (apparso QUI su l'Espresso) di Luigi Zingales, di cui consigliamo vivamente la lettura per avere una visione dettagliata e realistica delle prospettive per questo 2013. Quali le manovre possibili e necessarie? Riduzione della spesa pubblica, diminuzione del carico fiscale sul lavoro e accesso al credito. E, prima ancora, il rinnovamento della classe dirigente sia nel pubblico sia nel privato. Forse l'unico modo per Fermare il Declino

venerdì 18 gennaio 2013

La politica economica italiana è un suicidio annunciato

Dovevano salvare l'Italia. E' con questo slogan che ogni provvedimento dei cittadini e delle imprese veniva giustificato. Impossibile far altro pena il fallimento del paese. Anzi, ringraziate.

Ma è proprio vero ? Certo, molti se la sono bevuta, ma gli italiani sanno come hanno agito negli altri paesi europei ?  Nel nord-europa hanno fatto le stesse politiche per salvare i loro paesi e farli crescere?

Ovviamente partiamo dalla Germania. La crisi tedesca inizia negli anni novanta. Tasse elevate, costo del lavoro elevato, disoccupazione elevata, aziende che migrano verso lidi più convenienti.  Lo stesso Schumacher (come oggi Depardieu) ebbe a dire nei primi anni 2000 le tasse sono troppo elevate me ne vado in Svizzera. E così fece. La Germania affrontò i problemi con pragmatismo e con una politica opposta a quella operata da Monti e dall'Italia. Tra i principali provvedimenti troviamo la riduzione di 10 punti percentuali (la Merkel ha proposto una ulteriore riduzione di 2 punti)  dell'imposizione fiscale, maggior flessibilità dell mercato del lavoro e riduzione del costo del lavoro, di quello che viene definito il cuneo fiscale ( pur essendo nello stesso settore i lavoratori di BMW, Volswagen e Opel hanno contratti di lavoro differenti l'uno dall'altro. Impensabile per i nostri sindacati), hanno ridotto la spesa pubblica inutile e ottimizzato gli interventi pubblici. Ad esempio, hanno puntato su ricerca e innovazione creando un centro pubblico-privato per la ricerca e l'innovazione che ha funzionato in modo eccellente. In pratica hanno ridato competitività alle aziende e hanno creato le condizioni perchè fosse conveniente fare azienda in Germania e riportare capitali in patria. I risultati li conosciamo. Pil positivo vicino all'1% nel 2012 e una previsione di crescita dello 0,4% nel 2013.

In Svezia, invece, paese simbolo per anni di un socialismo quasi perfetto, hanno dovuto affrontare un debito elevato unito ad una forte disoccupazione e poca competitività del proprio sistema paese. Hanno dovuto intervenire modificando le loro impostazioni. Oggi, le tasse in Svezia sono inferiori a quelle italiane e  la spesa pubblica è stata tagliata per un importo pari al 18% del PIL. In Italia il 18% del PIL corrisponde a oltre 300 miliardi di euro. Il paese si è ripreso, ha ridotto la disoccupazione e il debito, nel 2012 il Pil è cresciuto di circa 1,5%.

L'Irlanda paese PIIGS quasi fallito 2 anni or sono ha adottato una politica che ha mantenuto la tassazione al 12,5% in modo da consentire alle imprese di essere competitive e di crescere sui mercati internazionali. Inoltre, ha favorito gli investimenti di capitali provenienti dall'estero. L'Irlanda ha ridotto la spesa pubblica di un importo che in Italia corrisponderebbe ad un taglio di circa 180 miliardi di euro. L'Irlanda nel 2012 ha superato tutte le previsioni indicate dalla troika con un avanzo di bilancio del 10%, una riduzione del rapporto deficit/pil dal 30% all' 8% e un PIL cresciuto dello 0,9% e nel 2013 previsto ad un + 1,5%. Oggi assicurarsi contro il rischio di fallimento dell'Irlanda (credi default swap) costa meno che assicurarsi contro il rischio di fallimento dell'Italia. Grazie Governo Monti.

L'Inghilterra nel 2009 si è trovata con un rapporto deficit/Pil elevato, un debito pubblico in aumento ed una crisi finanziaria che ha costretto Cameron ad affrontare in modo drastico il problema. Anche l'Inghilterra non ha scelto la strada del professore. Taglio imponente della spesa pubblica, in media del 20% per ogni ministero, licenziamenti programmati  di 500.000 dipendenti pubblici. Entro il 2015 il taglio sarà di 100 miliardi di sterline. Cameron, inoltre, ha diminuito le aliquote fiscali fino al 26% con l'obiettivo di raggiungere il 22% nel 2014. Ha stanziato importi da destinare esclusivamente agli investimenti delle imprese affinchè potessero innovare e creare posti di lavoro. I finanziamenti hanno aiutato a superare il problema di accesso al credito e hanno aiutato, anche se lentamente, l'occupazione grazie anche alla aumentata flessibilità del lavoro. Nel 3° trimestre del 2012 il PIL è cresciuto dell'1%. Nel 2013 è previsto un + 1,5% e nel 2014 un + 2%.

L'Olanda è intervenuta sulla spesa pubblica riducendola di ben 35 miliardi dal 2009. Importo importante considerando il PIL del paese. 

La Danimarca ha provato la strada dell'aumento delle tasse, ma visto i risultati ha fatto retromarcia. Aveva aumentato l'imposizione fiscale sul tabacco, sui grassi e sugli alcolici. Ha scoperto che dopo questa manovra erano aumentate le vendite, ma diminuite le entrate dello stato. In pratica l'aumento della pressione fiscale aveva provocato evasione, perdita di posti di lavoro e consumatori che acquistavano all'estero. Come volevasi dimostrare. In pratica distruzione di risorse. Il PIL è cresciuto dello 0,9% e nel 2013 le previsioni parlano dell'1,7%.

Tutto questo dimostra che Monti non ha salvato nessuno, anzi ci ha affossato sempre più. E' strano che la caduta del governo di questo salvatore insostituibile abbia provocato come reazione dei mercati una diminuzione da lui mai ottenuta dello spread e un aumento delle borse europee. Sembrerebbe una liberazione più che una preoccupazione. Il PIL italiano subisce una perdita del 2,4% nel 2012 e nel 2013 si va da una previsione ottimisticamente una perdita dello 0,5% (Jp Morgan) fino ad un -2,5% di Nomura. La media prevede un -1,15%. Grazie Monti. 

Per meglio capire ciò che succede basta analizzare i nostri politici e chi guida la politica economica.

Monti, economista per titoli, un politico lobbista nei fatti. Nessun economista degno di nome potrebbe asserire che l'aumento delle tasse in una nazione già martoriata dalle imposte porterà risultati positivi nel futuro. Così come non potrebbe sostenere che aprire un numero maggiore, ma con un limite massimo, di farmacie significhi aver fatto le liberalizzazioni. Già chiamarle liberalizzazioni è un abuso del termine e del concetto. Se poi si vuole sostenere che aumenteranno notevolmente il pil (dell'11 dichiarato da Monti nell'inverno scorso) è da chiedersi con chi si abbia a che fare. Ma se l'unica soluzione ad un paese che ha 800 miliardi di spesa pubblica e che arriva anche al 60% di tassazione è aumentare ancora le tasse, non c'è dubbio, questo personaggio non è un economista; liberale poi, un insulto. Contano i fatti, non le parole e i titoli. Ha scelto come compagni il gota dei politicanti come compagni.
D'altronde, scrive un'agenda in cui si enuncia, ma non si entra mai nel merito, di poca sostanza. Lo stesso wall street Journal l'ha bocciata ritenendola insufficiente. Troviamo scritto che le tasse forse, solo se sarà possibile si ridurranno e che la spending review non significa necessariamente ridurre la spesa, ma semplicemente spendere meglio per poi (forse visti i sondaggi) rilasciare interviste nelle quali dichiara che si devono assolutamente ridurre le imposte e tagliare la spesa pubblica. Grande coerenza.

L'economista del PD è Fassina. Deve essere specificato ogni volta perchè altrimenti nessuno percepisce chiaramente le sue qualifiche. Credo che quando parla nemmeno lui capisca perfettamente quello che dice. Penso che l'arretratezza e l'inadeguatezza del suo pensiero si evincano dalla proposta Bersani. Patrimoniale, patrimoniale e ancora patrimoniale. A fronte di tagli di spesa e di sprechi di decine, centinaia di miliardi Bersani afferma che l'imu sulla prima casa non si può tagliare perchè i 3,8 miliardi sarebbero impossibili da recuperarre.

Berlusconi ha dimostrato di essere un grande comunicatore. La sua grinta e la sua determinazione, considerando l'età, di fronte a dei colossi della comunicazione come Santoro e Travaglio sono risultati incredibili. Che dire, grande comunicatore...........peccato che poi ci sia la realtà. E la conosciamo tutti.

Vendola. E' un giovane vecchio. In senso negativo, ovviamente.
Ricorda il film Austin Power. Anche Vendola deve essere stato ibernato appena uscito dalla famosa scuola di Marx e scongelato in questi anni. E' completamente anacronistico. Sembra che viva in un altro periodo storico. L'impressione è che per lui l'economia sia un'appendice fastidiosa senza effetti reali nella società. Bisognerebbe farsela togliere. Patetico.

Grillo, un grande animale da palcoscenico, bravissimo nella contestazione e nell'evidenziare le pecche del nostro sistema, ma quando parla di proposte e di politiche economiche è carente e incompetente.

Ci sono anche i magistrati che discettano di economia. La sicumera con la quale Ingroia esprime la sua farneticante idea è incredibile.

Le idee migliori sono sicuramente di  Oscar Giannino con il suo Fare per fermare il declino. Non vincerà le elezioni, ma è l'unico che si avvale di economisti (Zingales e Boldrin) di altissimo livello e, soprattutto è l'unico che da quest'estate ha un progetto reale e concreto per diminuire di 100 miliardi la spesa pubblica in 5 anni e per ridurre la tassazione in Italia. In pratica per dare almeno una prospettiva a questo paese.

Purtroppo, i programmi di chi dovrebbe vincere le elezioni, come enunciati, non possono  che condurre al disastro. L'unica speranza è che, vista la coalizione poco omogenea, duri poco e faccia pochi danni.

Nicola Mastropietro