Finanza

venerdì 29 novembre 2013

Roubini ha parlato al lugano fund forum

Lunedì 25 novembre ho partecipato al Lugano fund forum, Il convegno che in due giorni offre l'opportunità di incontrare esponenti dell'economia e della finanza e di ascoltarne le previsioni per il futuro.

E' chiaro che l'attrattiva è stata la presenza di Nouriel Roubini.
Il famoso economista si è guadagnato fama e onori quando, in contrasto con i suoi colleghi, fin dal 2006 predisse la crisi epocale che dal 2008 imperversa nell'economie occidentali. Si è guadagnato anche l'appellativo di cassandra.

Roubini ha spaziato a 360° per un'ora circa. Da giappone, Usa ed Europa. Paesi emergenti, oro e materie prime, valute.

In sintesi è andata delusa l'aspettativa, anche un'pò sadica, di chi pregustava scenari catastrofici evocati da Roubini. Invece di un mondo sull'orlo del tracollo ne è emerso un quadro più rassicurante, almeno nel breve.

Certo, ha evidenziato le criticità presenti sui mercati e non ha tralasciato l'indebitamento eccessivo che potrebbero anche improvvisamente cambianre il quadro descritto, ma in complesso un Roubini moderato e quasi positivo. Italia a parte, ovviamente. 

Ha sorpreso la fiducia riposta nel Giappone. Ritiene, il paese, in crescita e con performance borsistiche che potrebbero raggiungere la doppia cifra.
Ma, in generale, ritiene che l'economia mondiale sia sostenuta dalla liquidità e dall'azione delle banche centrali e, quindi, sia in crescita. Gli effetti sugli Usa e sull'Europa (in tono minore) si vedono e continueranno a farsi sentire positivamente. Ci tiene a specificare che tali effetti non saranno sufficienti per contribuire a far uscire i paesi periferici (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo) dalla stagnazione nella quale si trovano.

In particolare, ritiene che l'Italia non beneficierà della liquidità che inonda il mondo e non sarà trainata dalla crescita di altri paesi. Secondo Roubini non ha nessuna possibilità nei prossimi anni di risollevarsi. Considera la situazione insostenibile e, forse, non guaribile. Tale contesto accomuna i paesi periferici del sud Europa, con l'aggiunta di un rischio francese in futuro.
Per queste motivazioni, crede che l'Euro, senza indicarne i tempi, possa anche finire.
E' convinto, invece, che i paesi emergenti, quelli che non hanno problemi di credito, possano continuare a crescere e a fungere da traino all'economia mondiale.
Il dollaro viene visto in aumento. Crede poco al tapering come azione shock. Piuttosto pensa che sarà fatto in modo graduale. Tale da non influire negativamente sull'economia e sui mercati.

L'oro potrebbe scendere fino a 1000 dollari all'oncia prima di ripartire, mentre il rame ed altri metalli sono visti positivamente.

Roubini ha parlato; ai posteri l'ardua sentenza.














mercoledì 27 novembre 2013

SHELL Italia in vendita e E.ON pensa ad andarsene

Ancora una volta dobbiamo continuare l'elenco delle aziende che hanno deciso di abbandonare l'Italia o che stanno pensando di andarsene.

E' il caso della Shell che ha messo in vendita la rete dei distributori posti sul territorio italiani. L'operazione è lunga è difficile perchè trovare chi voglia investire nel nostro paese non è semplice.
Ci sta provando da questa estate perchè la decisione è già stata irrevocabilmente presa.

Un altro operatore internazionale, tedesco in questo caso, ha deciso di andarsene. Si tratta di E.ON azienda teutonica del settore dell'energia. La E.ON  potrebbe mettere in vendita la controllata Olt (rigassificatore innovativo in sperimentazione a Livorno) e la partecipazione importante nel gasdotto Tap che avrebbe dovuto essere un hub del gas per tutta Europa.

E' chiaro che più andrà avanti questo governo di inetti e di squallidi politicanti e più le imprese
straniere abbandoneranno il nostro paese; per perdita di speranze sulle possibilità future e per presa d'atto della politica completamente inadeguata ed incapace di riformare il sistema Italia.

Solo aziende cinesi e di qualche altro paese asiatico possono essere ( ancora per poco) interessate alle nostre imprese e ad investire sull'Italia. Lo fanno, spesso, sia per alcune capacità artigianali da acquisire (marchi compresi) difficilmente riproducibili, ma, soprattutto, per il bisogno di avere un punto d'entrata per il mercato europeo. Un punto, per di più, a basso prezzo che gli consente di operare in modo simile a come operano nei loro paesi.

Abbiamo veramente poco tempo per cambiare direzione, o forse non c'è nemmeno più tempo.
Tanto vale un fallimento guidato anzichè un'agonia perenne.

sabato 9 novembre 2013

ANCHE ROLAND CORPORATION CHIUDE LA SEDE ITALIANA, MA AMAZON APRE UN MAGAZZINO IN ITALIA


Anche il colosso nipponico dell'elettronica appilcata agli strumenti Roland Corporation, lascia l'Italia. Dopo 35 anni, 20 milioni di fatturato, 150 dipendenti e dopo aver servito icone come i Queen e Bon Jovi, la direzione giapponese ha deciso la chiusura. La causa è dovta al calo del fatturato e alla concorrenza asiatica. Sono 150 i dipendenti che saranno in difficoltà. Ancora una volta, il nostro paese è vittima dell'incapacità di adattarsi al mondo che cambia, che concorre, e che incombe su di noi. Incapace di attirare e trattenere capitali, aziende, investimenti.

Per consolarci un segnale positivo arriva da Amazon. Il colosso americano delle vendite on line ha deciso di aprire un magazzino sul nostro territorio e assumerà decine di persone, forse 100.
Questo è dovuto al fatto che anche gli italiani, nonostante sembra non ci creda nessuno, comprano online e comprano talmente tanto da far decidere il maggior competitor del mercato ad aprire in Italia un punto di appoggio.

Ciò che deve far pensare è dovuto al fatto che le nostre aziende sono ancora restie ad utilizzare e, soprattutto, ad investire su uno strumento che sembra alle nostre imprese lontano dalla realtà e dedicato solo ad alcuni prodotti.

Anche questo dimostra che al di là dell'Europa, dell'euro, del debito e di tanti altri aspetti tecnici sono la mentalità e la cultura di un paese a fare la differenza. La nostra incapacità di evolvere e di lasciare il percorso conosciuto per strade più tortuose, ma che rappresentano il nuovo che avanza ineluttabilmente è il problema più inquietante che dobbiamo affrontare. La vera sfida che consentirà all'Italia di superare l'impasse in cui si trova è cambiare, il resto è relativo. Dobbiamo cambiare approccio su quasi tutto, questa è l'unica via d'uscita, altrimenti il nostro declino sarà inevitabile.

venerdì 1 novembre 2013

ANCHE L'IRLANDA E' SULLA STRADA GIUSTA

A dstanza di 2 anni tutti i paesi che hanno deciso con forza di cambiare direzione, di fare riforme serie e di affrontare la realtà del mondo attuale stanno avendo i rsultati per i quali hanno lavorato.

Così, anche un paese fallito come l'Irlanda nel giro di 2 anni si è risollevata ed ha imboccato la strada giusta per essere competetivo come stato.

Tasse basse, spesa pubblica e sociale ridotte e aiuto alle imprese per attrarre capitali e migliorare la pesantissima situazione del lavoro.

Puntuali stanno arrivando i primi risultati. Tanto da essere considerata meno rischiosa dell'Italia.
Oggi i titoli di stato irlandesi hanno spesso un rendimento inferiore ai BTP,  il debito pubblico è inferiore a quello italiano e  la disoccupazione è simile alla nostra. Ma loro stanno crescendo. Già, attraggono capitali, non li fanno fuggire come noi e le previsioni per il prossimo anno sono interessanti.

Un altro paese che ha fatto quando dovremmo fare anche noi. Un altro paese che ha avuto la forza e il coraggio di cambiare, di costringere il proprio polo a sacrifici, ma sacrifici finalizzati alla crescita, alla ripresa, non al declino come in Italia.

I nostri sacrifici sono assolutamente inutili perchè ci portano verso la Grecia e non verso la rinascita come Irlanda e Inghilterra.


L'INGHILTERRA UNA TERRA DI OPPORTUNITA'


"L'Inghilterra è una terra piena di opportunità." Questo è il motto con il quale Cameron ha potuto scolinare una serie di dati a dimostrazione che le politiche di tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale stanno dando i loro frutti.
Ovviamente, tale politica è servita per abbattere le tasse sulle imprese attrarre capitali dal resto del mondo (essere appetibili)  consentire una ripresa economica ed una ripresa del mercato del lavoro grazie anche alla magggior flessibilità stabilità dalle riforme fatte.

Il progetto che faceva storcere il naso a tanti e, soprattutto, all'Europa comunista dimostra che può funzionare. E' la strada da percorrere.
Come ogni azienda si fa la guerra e noi siamo liberi di scegliere da chi comprare i prodotti che scegliamo, così i capitali si spostano verso quegli stati che offrono il pacchetto migliore per investire e per fare impresa.
Questo è il motivo per cui il progetto destinazione Italia del governo Letta risulta ridicolo all'estero e, devo dire, che attraversando le alpi si prendono gioco di noi su quanto si sia patetici nell'approntare politiche credibili solo per i nostri politici.

Intanto l'Inghilterra quest'anno crescerà del 1% circa e del 2% nel 2014. Anzi, l'anno prossimo sarà il miglior paese d'Europa.

Certamente esistono ancora difficoltà, ma sicuramete la strada imboccata è quella giusta, noi ancora nella direzione opposta.

Anche di questo i nostri politici non parlano. Anche le soluzioni inglesi sarebbero scomode per i politicanti italiani.

Non dobbiamo mandarli a casa. Ne arriverebbero altri tali e quali; dobbiamo togliergli i viveri. O si fa la rivoluzione o si fa la ribellione fiscale.




IL NORD ITALIA EVADE MENO DELL'EUROPA

evasione in europa
Per distogliere l'attenzione dalla realtà e dalle nefandezze operate dal governo non si fa altro che parlare di Berlusconi e di spie che fanno quello che hanno sempre fatto per definizione. La ciliegina, poi, per giustificare le mancate riforme è sempre la stessa: si potrebbe fare di tutto e di più, ma purtroppo non si può perchè c'è l'evasione.

Il grafico pubblicato da scenarieconomici. com che trovate nell'immagine a fianco dimostra ancora una volta lo squallore dei nostri politicanti ed conferma una differente realtà della sutuazione rispetto alla comunicazione fatta dal potere. Ciò che dimostra questa ricerca internazionale (istat, eurostat, fondo monetario internzionale, cgia, visa, tax research) è che nella parte produttiva del paese, dove c'è l'industrializzazione e dove ci sono le imprese che, loro malgrado, sostengono questo stato criminale, l'evasione è tra le più basse d'Europa Siamo al livello delle nazioni più virtuose. 
Al contrario l'evasione dove non esiste industrializzazione, ma assistenzialismo e parassistismo gestiti in comune da stato e mafia è ai massimi livelli.

Questi dati non vengono pubblicati ed enfatizzati perchè scomodi per il nostro stato sia per la strategia costruita sull'evasione per evitare di fare e sia perchè si evidenzia come lo stato sia il primo produttore di evasione. Già, perchè i miliardi che da 70 anni vengono dati annualmente al sud e non creano sviluppo, vengono dati come denaro ufficiale alle associazioni mafiose la quali lo trasformano  in denaro nero utilizzandolo per i loro traffici. E qui, stranamente, non si va mai a colpire; anzi si colpisce chi produce e chi si arrabatta quotidianamente per competere e sopravvivere, ma nessuno chiede dove finiscono i soldi indirizzati verso il mezzogiorno.

Lo stato criminale, criminale perchè chiunque pretenda il 70% di quanto prodotto è un criminale, oltre a spolparti continuamente ti vessa e ti controlla in stile KGB.
Dovremmo provare a non pagare un solo F24 il 16 di novembre, per esempio, per vedere la fibrillazione ed il terrore nelle facce dei nostri politici anzichè quel sorriso da ebete. 

Come diceva il grande Ghandi: se si ha la forza necessaria ci si può rifiutare di pagare le tasse.
La forza è data dalla quantità di persone che decidono di non pagare.
La storia è piena di eventi e rivoluzioni iniziate con il rifiuto di pagare le tasse. Stati Uniti contro la Gran Bretagna, nella rivoluzione francese, addirittura ai tempi dei romani e potremmo continuare. Finchè parliamo continueranno a fare quanto noi gli concediamo di fare. Non cambierà niente, la Grecia insegna. Finchè le tasse si pagano loro continuano ad incassare a non diminuire la spesa e noi continuiamo il declino. Ricordiamoci che il conto sempre più salato lo paghiamo noi, non loro.