Finanza

mercoledì 28 novembre 2012

L'Italia avrà bisogno di una manovra da 20 miliardi di euro: e li pagheremo noi

Nell'ultimo post "Monti: uno sfacelo" avevo pubblicato l'elenco delle malefatte del Professore. Puntualizzando il mancato raggiungimento degli obiettivi dichiarati. Gli effetti delle nefandezze erano evidenti a tutti, ma ora trovano conferma in termini ufficiali. 

Oggi (vedremo se lo scriverà qualche giornale o se verrà comunicato in qualche tg televesivo) gli economisti dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche (Ofce) di Parigi, del Macroeconomic Policy Institute (Lmk) di Dusseldorf e dell'Economic Council of the Lbour Movement (Eclm) di Copenaghen hanno presentato uno studio al parlamento europeo a Bruxelles. Si tratta della prima inchiesta indipendente sulla crescita.

Da questo studio emerge che il deficit dell'1,7% del 2012 e dello 0,5% del 2013 non verrà raggiunto e che tale situazione provocherà un disavanzo rispettivamente del 2,5% e del 1,3% del Pil. In termine monetari significa un disavanzo di 9,5 miliardi nel 2012 e di 10 miliardi nel 2013. In totale siamo vicini a 20 miliardi di euro.

Possiamo proporre un quiz. Dove gli andrà a prendere Monti ? E dopo di lui i prossimi governanti. Lascio alla libera immaginazione.  


Nicola Mastropietro

giovedì 22 novembre 2012

MONTI: UNO SFACELO

Ebbene, sì. Monti è un genio e i numeri non fanno altro che confermare quanto sia stato illuminato in questi 12 mesi di sciagurato governo. Già, perchè una cosa è la vendita dell'immagine di un premier, di un professore, di un economista, ma ben altra cosa sono i fatti generati dagli atti, dalle idee applicate e dalle sciagure o dalle gioie promesse generate.


L'immagine la conosciamo tutti; proviamo ad analizzare i numeri:


  • grazie a Monti e alla sua politica avveduta il debito pubblico ha raggiunto il record sia in termini numerici (1995 miliardi) che in termini percentuali (126%)
  • il rapporto deficit/pil non raggiungerà il target previsto. Nonostante le tasse esorbitanti l'effetto depressivo (lo sapevano anche i sassi) è stato superiore a quello del maggior gettito
  • Grazie alla sua manovra per la crescita il pil perderà quasi il 3% nel 2012 e sarà in calo anche nel 2013.
  • Lo spread è ancora alto, ma soprattutto se non fosse intervenuto il presidente Draghi in aiuto di Monti annunciando acquisti senza limiti di titoli di stato il differenziale sarebbe oltre 500 punti base.
  • Ha voluto tassare il lusso incassando solo il 25% di quanto pensava di ricavare come maggior gettito (ma ci è o ci fa). Un fallimento totale, anche perchè questa grande idea ha creato disoccupazione e portato notevoli difficoltà alle aziende produttrici.
  • La Signora che si commuove ha fatto una riforma del lavoro talmente evoluta e adeguata alla situazione reale tale da ridurre ulteriormente l'occupazione anzichè portare nuovi posti di lavoro.
  • Anche l'aliquota secca per gli affitti è stata un fallimento: pensava di incassare 4 miliardi e ne ha incassato solo 1. 
  • Ha aiutato in tutti i modi le banche e oggi deve salvare il Monte dei Paschi di Siena (mps) mettendo soldi degli italiani per evitarne il fallimento.
  • E' talmente intelligente che aveva messo in atto una vera truffa a danno degli italiani (sempre per salvare mps) che l'Europa ha bocciato senza riserve; e nei telegiornali, ovviamente, non ne hanno parlato
Un'altra cosa interessante riguarda l'accordo con la Svizzera. Pubblicizza un'aliquota del 25-30%. Ma la Svizzera non vuole andare oltre il 10-12%. Anche perchè nel caso del 25-30% lo stato italiano, come al solito, incasserebbe molto meno di quanto pensa. Nessuno lo scrive, ma tutti lo sanno. Ciò che serve è lo specchio per le allodole per gli italiani che crederanno che chi ha veramente i soldi pagherà tasse elevate e che l'Italia recupererà degli importi dichiarati che, nella realtà, non si incasseranno mai. 


Facciamo tutti i complimenti a Monti. Ma noi italiani, purtroppo, ci meritiamo i Monti. 

Nicola Mastropietro


mercoledì 21 novembre 2012

Rivoluzione digitale: la marcia continua

La marcia del digitale continuerà, inarrestabile, in tutti i settori dell'Entertainment & Media raggiungendo nel 2016 un valore globale di 2.100 miliardi di dollari. 

Minaccia o opportunità? Come sempre la risposta esatta è la seconda. Perché il trend digitale, oltre a tradursi in una crescita per molti settori da anni in crisi - pensiamo all'industria musicale -, moltiplica le possibilità, rimescola gli assetti, in un sistema esploso di potenzialità inesauribili se ben amministrate. 

I maggiori investitori saranno gli USA con 464 miliardi di spesa, seguiti da Giappone, Cina e Germania, fino al Brasile, in continua crescita. Tutti gli ambiti asseconderanno questa tendenza a discapito della pubblicazione e distribuzione su supporto fisico: si stima una crescita del 30% per gli ebooks e del 16% per l'internet advertising, la musica in formato digitale raggiungerà il 55% delle entrate complessive e la spesa per videogiochi online e wireless supererà quella dei tradizionali giochi per console e PC. Anche per la produzione video si affermeranno i servizi streaming, con un calo sempre più consistente degli abbonamenti TV.

In cosa si traduce tutto questo? Di fronte ad un modello di fruizione dei contenuti sempre più libero e svincolato da logiche dall'alto ogni produttore dovrebbe rielaborare le proprie strategie di business; quindi, nuove figure aziendali esperte e nuove modalità di creazione delle campagne di adv che tengano conto della proliferazione dei device mobili e dei nuovi canali di comunicazione. Non c'è tempo per le incertezze: il futuro è adesso ed è digitale.

Barbara Nazzari


martedì 13 novembre 2012

Ecommerce: il futuro nella multicanalità

Il mercato dell'ecommerce non è mai stato così florido. Ma a fronte di una domanda sempre più insistente, le aziende devono sapersi aprire all'innovazione con competenza e professionalità per sfruttare al meglio i nuovi canali di vendita.

Le parole d'ordine sono fiducia e contenuti. 

I numeri parlano da soli: 10 milioni di acquirenti on-line con una crescita della domanda del 18% nel 2012, per un volume di affari di quasi 10 miliardi di euro. Due problemi si pongono: come soddisfare un'utenza sempre più esigente e attenta e come convincere gli utenti internet italiani che ancora non utilizzano il mezzo ad avvicinarsi ad esso.

Per assecondare i primi è fondamentale la costruzione di una piattaforma ricca di informazioni chiare e approfondite: l'acquirente on-line non è generalmente predisposto all'acquisto frettoloso e poco ponderato ma si informa su forum, blog, motori di ricerca che comparano qualità e prezzi ed è positivamente colpito da un sito che offre informazioni esaustive ed un sistema di feedback da parte degli utenti. In secondo luogo va studiato un sistema integrato di analisi della clientela così da offrire newsletter personalizzate ed altri strumenti di fidelizzazione con suggerimenti ad hoc in base alle precedenti scelte d'acquisto.

Per avvicinare l'utente scettico è fondamentale creare un rapporto di fiducia e questo si può ottenere puntando sulla credibilità e solidità del brand e garantendo sistemi di pagamento sicuri e certificati. 

Ma, facendo un passo indietro, niente di questo è realizzabile senza un rinnovamento all'interno delle aziende. E rinnovamento non è solo decidere di aprirsi alle nuove tecnologie ma farlo con investimenti adeguati, affidando i progetti a professionisti della cultura digital che sappiano sfruttare le potenzialità del mezzo, integrandole con le capacità dei social network di fungere da cassa di risonanza.

Insomma, una vera multicanalità in cui non ci sia più una gerarchia tra offline e online ma la semplice offerta di più opportunità d'acquisto per il cliente. 

Barbara Nazzari

martedì 6 novembre 2012

Ricette per competere

Louis Gallois, l'ex numero uno del gigante di aerospaziale e difesa Eads-Airbus. Ed è il super-consulente del governo francese con il compito proporre le soluzioni necessarie per rilanciare la competitività in continuo calo della Francia. Alcuni dati sono esemplificativi: esportazioni passate dal 12,7% al 9,3% (i tedeschi sono saliti al 22%), l'interscambio mondiale è passato dal 5,5% al 3,3%, il deficit commerciale è di 70 miliardi e il contributo dell'industria al valore aggiunto nazionale è sceso al 12,6% quando nella stessa Italia è pari al 18%. 
Il suo rapporto non lascia adito a dubbi. Si sa cosa si dovrebbe fare, ma l'arretratezza della mentalità europea non consente di passare all'azione. Quindi, ecco la proposta shock:

Riduzione di 30 miliardi dei contributi sociali (di cui 20 miliardi a carico delle imprese e 10 a carico dei lavoratori dipendenti 


L'analisi del Fondo Monetario Internazionale e dell'Ocse (uscirà a giorni) è in linea con quanto affermato dal Gallois. L'invito è lo stesso ed è ritenuto insostenibile il costo del lavoro e una spesa pubblica che si aggira intorno al 56% del PIl. Inoltre, sostiene il FMI il fisco deve essere ridotto per ridare fiato alle imprese.

Le ricette sulle quali, oramai, convergono la maggioranza delle analisi è abbastanza chiara: competitività e crescita sono possibili solo se si diminuisce la presenza pachidermica dello stato (che deve fissare regole forti e precise, non spendere risorse che non ci sono) e se si rende il sistema economico snello e in grado di adeguarsi velocemente al dinamismo del mondo in evoluzione.

Nicola Mastropietro
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