Finanza

lunedì 30 gennaio 2012

Fra poco sapremo a chi converrà uscire dall'Euro

Fra poco sapremo a chi converrà uscire dall'Euro

Arriva dall'Olanda la notizia che il Pvv (il partito della libertà olandese) avrebbe commissionato la società Lombard Street Research per effettuare uno studio che calcolasse le conseguenze economiche tra restare all'interno dell'euro o uscire dall'area. Lo studio è confermato anche da Charles Dumas chief economist della società. Sembra che lo studio venga alla luce nei prossimi giorni ed il contenuto viene definito esplosivo. Il Pvv teme che al risultato non venga data la necessaria visibilità e che possa essere boicottato. Vedremo, nei prossimi giorni, se riusciremo ad avere notizia dei contenuti di questo studio. Restiamo in attesa. Appena ne verremo a conoscenza lo pubblicheremo.

Il guru finanziario Jim Rogers ai microfoni della CNBC

Il guru finanziario Jim Rogers ai microfoni della CNBC

Jim Rogers uno dei maggiori guru finanziari ha fatto le sue previsioni per i prossimi anni.
Rogers è convinto che nel 2012 nessun paese uscirà dall'euro, ma ha anche dichiarato che il 2013 e il 2014 potrebbero essere anni da panico.
Nel 2012 vi saranno circa 40 elezioni. Quindi è facile che si cerchi di trasmettere tranquillità per il rinnovo delle cariche. Nel 2013 e, soprattutto, nel 2014 i nodi dovrebbero venire al pettine e il panico potrebbe farla da padrone. Inoltre, dichiara di essere short sull'azionario e che solo nel caso di un disastro con forti perdite del mercato diventerebbe conveniente acquistare azioni. Ma crede che non succederà. In pratica prevede di restare short a lungo.
Per quanto riguarda gli incontri tra i leader europei, è convinto che siano troppi e inutili. Non ricorda nemmeno le date degli incontri e dice che li prenderà in considerazione solo quando verranno prese delle misure reali. 

lunedì 16 gennaio 2012

S&P declassa ? Un atto dovuto, anche se in ritardo


S&P declassa ? Un atto dovuto, anche se in ritardo

S&P declassa ?  Un atto dovuto, anche se in ritardo
Credo che negli ultimi 2 mesi si sia assistito ad una pletora di trasmissioni televisive con personaggi politici, giornalisti, opinionisti e pseudo economisti che non si sono lasciati sfuggire l’occasione per discettare (spesso blaterare) sul momento economico-finanziario. 
Nell’ultimo fine settimana, per l’ennesima volta, siamo stati travolti da commenti e analisi simili più a sproloqui che a reali contributi di esperti. Standard & Poor ha declassato mezza europa....

martedì 3 gennaio 2012

APPUNTI PER UN 2012 MOVIMENTATO


Il 2011 è stato un anno iniziato bene, continuato con qualche apprensione e terminato con un terremoto. Terremoto che può essere identificato come il preludio ad una rivoluzione socio-culturale ed economica che ci accompagnerà nei i prossimi anni.

Il 2012 si appresta ad essere un anno pieno di insidie che potrebbero far cambiare le strategie 2 o 3 volte nel corso l’anno. Non sarà la fine del mondo come annunciato nelle interpretazioni apocalittiche, ma, sicuramente, non sarà un anno facile.

GLI ELEMENTI CON I QUALI CONFRONTARCI SONO MOLTEPLICI E COLLEGATI TRA LORO:

- CRESCITA ECONOMICA
- CONCORRENZA GLOBALE
- DEBITO PUBBLICO
- BANCHE
- MERCATI
- EURO
- ORO
- MATERIE PRIME
- IL MERCATO DELLE AZIENDE


CRESCITA ECONOMICA

Abbiamo la tendenza a definire il mondo in funzione dei parametri europei. In effetti dobbiamo allargare gli orizzonti ed analizzare il mondo globalizzato.
Utilizzando i parametri mondiali possiamo notare che nel 2012 ci sarà una crescita mondiale intorno al 2,5%, quindi niente di eccezionale, ma il mondo è in movimento e cresce indipendentemente dal fermo europeo. Nello specifico l’asia rallenterà, ma parliamo di un rallentamento che porterà comunque una crescita pari a circa il 6%, addirittura dovrebbe avere un segno positivo il Giappone. Il sud-America crescerà con tassi positivi di varia entità nei diversi paesi dell’area, negli Usa si stima una crescita del 2% e l’Africa forse sarà l’area con il maggior tasso di crescita. Unico neo mondiale è l’Europa che avrà una crescita pari a zero per gli ottimisti ed una crescita negativa per tutti gli altri. Sicuramente l’Italia e altri paesi europei avranno un segno meno davanti ai propri numeri. E’ il sistema Europa che non è più un modello funzionante da seguire. Europa dimostra i propri limiti nell’incapacità di mettere in discussione se stessa, di ammettere la propria fragilità e la propria inadeguatezza in un mondo in continua evoluzione. Questa è la sfida che sta perdendo l’Europa e che mette a rischio l’unione.



CONCORRENZA GLOBALE

La globalizzazione ha portato con se una concorrenza più agguerrita, più innovativa e più dinamica. Oltre che senza confini. Nessuno in questi anni si è mai peritato di spiegare che la prima concorrenza che la globalizzazione ha fatto emergere è quella tra stati. I grandi capitali, ma ormai anche i piccoli capitali si guardano intorno e decidono dove investire, dove è meglio fare azienda, dove le aspettative future sono migliori. Questo aspetto è fondamentale perchè rappresenta il tallone d’Achille dell’Italia. L’Italia non cresce anche perchè si trova agli ultimi posti nella sua capacità di attrarre capitali. L’Italia è diventato un paese dal quale fuggire e sul quale non investire. Fuggire dai BTP, ma anche e soprattutto andare altrove a fare impresa. Dall’estero non vengono nel nostro paese a creare aziende, quindi lavoro e crescita. Anche invitati, ci evitano. Non solo, siamo talmente poco competitivi che stiamo facendo la fortuna di paesi come la Svizzera trasferendo le nostre aziende in quel paese che è vicino, ha tasse adeguate (20-25% nel ticino), poca burocrazia, ampia flessibilità e dinamicità, nessun articolo 18. Il grande problema italiano è creare le condizioni per cui sia conveniente investire sul nostro territorio. Significa mettere in atto una vera rivoluzione culturale; significa cambiare mentalità. Significa capire che il sistema stato-Italia deve agire come un’impresa che deve battere la concorrenza per guadagnarsi la fiducia dei propri clienti. Questo, ovviamente, vale sia per lo stato che per le singole aziende. Finchè non si riuscirà in questo cambiamento sarà ben difficile poter uscire dallo stallo in cui ci si trova. La manovra di Monti è esattamente ciò che non si doveva fare.


DEBITO PUBBLICO

L’Europa non cresce, ma in compenso i debiti dei singoli stati sono talmente elevati dall’essere insostenibili. Tra i paesi più importanti troviamo l’Italia al primo posto con il 120% di debito pubblico, la Francia con l’87%, la Germania con 80%, l’Inghilterra con il 70% e, a sorpresa, la Spagna al 69%. Il debito fuori controllo, di qualunque tipo sia, è sempre grave, ma il debito pubblico è peggiore di quello privato (tipico dei paesi anglosassoni e del nord Europa) per il semplice motivo che il debito dello stato richiede interventi che incidono direttamente sulla comunità e sul sistema sociale, Quindi richiede una forma di contrattazione che difficilmente è accettabile dalle controparti in termini di sacrifici. Ma senza ridurre drasticamente la spesa pubblica non si hanno speranze. I tagli alla spesa della Germania  hanno mantenuto stabile la domanda interna, ma hanno dato la possibilità alle imprese di essere più competitive a livello internazionale consentendo al paese di diventare il primo esportatore al mondo. Con grande benefici per la bilancia dei pagamenti e per l’occupazione. Il tutto riducendo le tasse, non aumentandole. La politica Monti è una politica dissennata che non consentirà all’Italia di uscire dalla crisi. Anzi, la peggiorerà. Più si ritardano i tagli alla spesa pubblica, più la crescita sarà negativa e più il debito sarà un problema
irreversibile.

I cds sono i contratti di assicurazione contro il rischio di default di uno stato.



PAESE IN DIFFICOLTA’ PIIGS

PIIGS è la sigla (poco benevola nel significato in lingua inglese) formata dalle iniziali dei paesi considerati sull’orlo del tracollo: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Il fallimento di alcuni di questi paesi viene dato per certo, in altri per probabile. Che poi si parli, anzichè di fallimento, di default parziale, di ristrutturazione del debito o di altre alchimie tecniche, non cambia il dato di fondo: di una forma di fallimento si tratta.
L’agonia della Grecia la conosciamo tutti. Ma, stranamente, del piano annunciato a fine ottobre e dato immediatamente per fatto non se ne è saputo più nulla. In effetti la Grecia, dai mercati, viene data per fallita a marzo quando ci saranno delle nuove importanti scadenze a cui lo stato greco non potrà far fronte per mancanza di denaro. Probabilmente è da interpretare in questo senso l’iniezione di liquidità da parte della BCE fatta alle banche europee al tasso dell1%. Questo denaro servirà per ammortizzare la perdita che le banche subiranno a causa della svalutazione che dovranno contabilizzare dei titoli greci detenuti in  portafoglio. Deutsche Bank ha chiaramente detto che la Grecia tornerà alla Dracma. Il Portogallo, se ne parla poco, ma la sua situazione è simile a quella greca. Debito pubblico in crescita ed economia in recessione. Vedremo prossimamente.
La differenza tra i due stati più grandi dei PIIGS la dobbiamo ricercare, invece, in 2 aspetti fondamentali: il debito pubblico spagnolo è quasi la metà di quello italiano e, la manovra attuata o da attuare.
La Spagna ha annunciato l’attuazione entro fine gennaio di una manovra pari 16 miliardi di tagli. Tagli, nessuna tassa. Anzi, tale manovra comprende sgravi alle imprese con l’obiettivo finale, già annunciato in campagna elettorale, di arrivare in futuro ad una tassazione intorno al 20% per le imprese per facilitare il loro sviluppo e la creazione di nuove aziende e di lavoro. Oltre ad attrarre capitali. E’ compresa anche la liberalizzazione sul lavoro. L’Italia ha adottato una manovra fondata sull’aumento delle tasse e sul mancato rispetto degli accordi presi in precedenza (vedi scudo fiscale). Monti ha aumento la stima di cui gode presso la signora Merkel (che ringrazia perchè avrà un concorrente in meno) e, l’ha persa sui mercati. Risultato: a novembre l’Italia aveva uno spread di 100 punti base inferiore a quello spagnolo, oggi la Spagna ha uno spread di quasi 200 punti base inferiore allo spread italiano. Ma per il povero Monti e tanti altri l’Italia è una povera vittima.


BANCHE

Le banche europee sono tecnicamente fallite. Queste affermazioni sono state fatte da gestori di alcune delle più importanti società di gestione internazionali.
In effetti, restando al sistema italiano, abbiamo assistito ad una sorta di salvataggio della Banca Popolare di Milano con un aumento di capitale che è stata un’agonia. Ultimamente i problemi (che comunque restano molto forti) di MPS sono in fase di risoluzione attraverso una vera e propria rivoluzione. Si vedrà se sarà sufficiente.
Le banche hanno grossi problemi di liquidità e hanno ancora molti scheletri negli armadi (sono ancora piene di titoli tossici).
Hanno un mare di obbligazioni proprie da rinnovare. Sconsiglio vivamente di acquistare obbligazioni bancarie sia italiane che europee. Soprattutto se non quotate. Agli sportelli sono diventati molto aggressivi e non usano certo l’adeguata correttezza informativa . L’obbligazione priva di quotazione è difficilmente negoziabile ed esiste il rischio reale di non riuscire a vendere il titolo. Ci si deve attendere una forte riduzione nell’elargire il credito unita ad una forte richiesta sul fronte della raccolta .  

MERCATI

Dobbiamo affrontare un anno pieno di incognite e di mine vaganti. Quanto si dichiara oggi potrebbe essere completamente smentito in futuro a causa di nuovi eventi imprevisti o di decisioni inaspettate. Se dobbiamo addentrarci in previsioni possiamo considerare che con molta probabilità potremmo ipotizzare un primo trimestre non positivo. Tra i paesi sviluppati sicuramente meglio gli Usa dell’Europa. La primavera probabilmente sarà un primo step importante. Titoli di stato da rinnovare, probabile definizione del problema Grecia e, forse, di altri paesi. Tra i paesi emergenti meglio africa e  sud-America. La Cina potrebbe avere i primi problemi sociali e dal punto di vista del credito vi sono delle anomalie pericolose.  
Per quanto riguarda le obbligazioni sono da preferirsi quelle corporate (meglio se in valuta differente dall’euro) lasciando in disparte i titoli bancari europei. Evitare anche i titoli di stato europei. Meglio le aziende buone e sane. Meglio il breve termine (entro 2-3 anni) rispetto al lungo periodo. Per il resto si deve viaggiare a vista. E’ un anno nel quale si prevede che i cambiamenti saranno importanti e di forte impatto. Si dovrà essere veloci nel cambiare posizioni adeguandole alle situazioni che si evidenzieranno.


EURO

L’Euro, per molti, vedrà la sua fine nel 2012. Si tornerà alle monete precedenti, oppure si avrà un euro di categoria A e un euro di categoria B. In ogni caso si dovrebbe ravvisare una svalutazione dell’euro e del potere di acquisto. La moneta è l’unico elemento vero che sta tenendo insieme l’Europa. E lo farà finchè non falliranno gli stati o finchè la moneta unica non sarà debole sui mercati.
Il valore dell’Euro è eccessivo rispetto alla situazione attuale. Vale molto rispetto ad aree e a paesi che hanno un’economia e una politica migliore di quella europea. Fino ad oggi è stato interesse generale mantenere la stabilità garantendo la forza della moneta europea.
Ma si cominciano a vedere i primi segnali di cedimento, di calo della fiducia internazionale sull’Europa. Fondi comuni e Fondi pensioni Usa ai quali sono stati posti dei limiti nell’acquisto di titoli di stato europei. L’Europa invia chiari segnali sulla sua incapacità nell’affrontare efficacemente e prontamente le criticità presenti nell’area.
L’euro è’ sceso sotto 1,30 sul dollaro con previsioni a 1,20 nel breve e fino alla parità 1 a 1 entro il 2012.
Se si verificheranno tali ipotesi significherà che l’Euro sarà diventata una moneta debole e, quindi, sarebbe meno vantaggioso per i singoli stati (mancando una vera unità politica) continuare ad utilizzare l’euro come valuta.
Ci sono alcune monete che dovrebbero salvaguardare meglio il capitale: dollaro statunitense, dollaro australiano, dollaro canadese, corona svedese e norvegese. Oltre al renminbi cinese.
Con qualche rischio in più real brasiliano e lira turca.

ORO

L’oro resta il bene rifugio. Molti stanno chiedendo di acquistare il famoso lingotto.
In effetti il valore dell’oro è aumentato notevolmente fino a ritracciare nell’ultimo periodo. Era uscita la notizia che molte banche a dicembre stavano vendendo oro in cambio di moneta per riequilibrare i propri bilanci. Essendo finito l’anno dovrebbe ricominciare a crescere visto che l’orizzonte economico si prospetta a tinte fosche. L’oro resta una garanzia. Le previsioni lo danno a 2.200 $, c’è chi azzarda anche di più. Il ribasso avutosi nel mese di dicembre ha portato la quotazione al 1.590,00 $. Potrebbe essere un’occasione per l’acquisto.

MATERIE PRIME

Il mercato delle materie prime ha dato soddisfazione negli ultimi anni a causa della forte crescita . Nell’autunno del 2011 è iniziata una tendenza al ribasso che le previsioni danno in continuazione anche nel 2012. In effetti il rallentamento dell’economia globale dovrebbe portare ad una diminuzione della domanda di materie prime. Una domanda che, nonostante la crisi perdurante europea, trovava sostegno in alcuni paesi emergenti con richieste continue e importanti. Recentemente si sono visti i primi segnali di cambiamento di tale scenario. Il calo dei prezzi è stato notevole. Il mercato è molto speculativo con movimenti repentini e intensi sia al rialzo che al ribasso.


AZIENDE E MERCATO

Le aziende italiane si troveranno ad affrontare un mercato nel quale le possibilità di accesso al credito saranno inferiori a quanto già verificatosi nel 2011. Non solo le aziende più esposte si troveranno a dover far fronte a richieste, da parte degli istituti di credito, di rientro dagli affidamenti concessi in precedenza. Calo della domanda interna e diminuzione dei capitali da investire potrebbero rendere impossibile la continuazione dell’attività a molti imprenditori. Anche gli insoluti dovrebbero aumentare e peggiorare amplificando la carenza di liquidità nelle aziende.
A fronte di questa situazione per chi opera nel mercato locale, sarà fondamentale la propria capacità competitiva e di penetrazione commerciale al fine di acquisire nuovi clienti che possano sostituire la parte che, fisiologicamente nella situazione generale descritta, si perderà. Un ricambio dovuto a clienti che falliranno, che saranno insolventi o che sceglieranno un concorrente più aggressivo e, magari, low cost.
Per chi ha le spalle finanziariamente più solide può essere anche un’opportunità. Investire per conquistare quelle quote di mercato che concorrenti dormienti o fallaci lasceranno libere. Aumentare l’aggressività e l’innovazione nella comunicazione al potenziale cliente.
Per molti la prospettiva di iniziare un percorso che consenta all’azienda di allargare i confini potrebbe essere la soluzione da iniziare a prendere in seria considerazione. Senza eccessiva fretta e con una pianificazione che possa ridurre errori che causerebbero un costo elevato. Avere strumenti che consentano di verificare e monitorare con continuità (non solo 2 volte all’anno) la tesoreria, il controllo di gestione e la pianificazione finanziaria sarà uno degli investimenti fondamentali per trasformarsi in impresa adeguata per affrontare il mercato dei prossimi anni.

Anche per chi opera già all’estero, nell’ultimo trimestre si è fatto sentire un calo nelle esportazioni dovuto al rallentamento in atto.

All’estero esistono anche mercati in crescita che sono stati poco esplorati dalle aziende italiane. Il commercio con l’estero è ancora costituito da una percentuale molto elevata con i paesi dell’area euro. Anche questa è una tendenza che in futuro subirà dei mutamenti importanti.