Finanza

venerdì 29 luglio 2011

Qual è l'identità di Tea Party Italia?

La pubblicazione del mio articolo sui derivati ha ottenuto ciò che mi ero prefissato, ovvero mettere allo scoperto un limite evidente  di Tea Party Italia: si parli molto in questo forum, ma, è chiaro, e me l’hanno confermato persone che incuriosite hanno seguito i post su FB, che il popolo di Tea Party non ha un’identità chiara precisa e comune e non può quindi, per ora, assurgere a soggetto politico. 

L’idea che molti si fanno è quella di assistere ad un contenitore di confusione ove si ha difficoltà a capire quali siano le linee guida fondamentali. Probabilmente proveniamo tutti da uno stesso ceppo, ma l’approccio e l’idea della società si differenzia. Giacomo Zucco e Saba Giulia Zecchi hanno più volte richiamato alla concretezza, ai contenuti e alle idee. Protestare è facile, proporre un progetto credibile che possa rappresentare una soluzione in grado di fermare il declino dell’Italia è ben altra cosa.

Per capire meglio cosa voglio dire cito 2 grandi autori. Montesque diceva che la libertà è tutto ciò che la legge consente di fare. Constant rispose che la legge poteva vietare talmente tante cose da rendere nulla la libertà. E’ all’interno di queste due affermazioni che si deve trovare il giusto equilibrio tra libertà e regole in una società. E l’equilibrio non è fisso, è dinamico e si riesce a raggiungere se si ha la capacità di adattare il proprio credo alle dinamiche dei sistemi con i quali si interagisce. VON MISES diceva -riporto dal libro "Liberalismo"- : l’istituzione sociale che mediante l’uso della coercizione e della violenza costringe i soggetti antisociali ad attenersi alle regole della convivenza sociale si chiama stato. Le sue regole procedurali si chiamano diritto e gli organi che provvedono a far funzionare l’apparato coercitivo si chiamano governo. E ancora, il liberalismo non è anarchia.

Nel liberalismo è perfettamente chiara l'idea che senza l’uso della coercizione l’assetto della società sarebbe in pericolo. Per assicurare la libera cooperazione umana è necessario che ci sia la minaccia della violenza se non si vuole che ciascun individuo sia in grado di distruggere l’intera struttura sociale. Secondo la concezione liberale lo stato deve garantire la salute, la libertà e la proprietà privata. 

Si differenzia bene dal termine libertario il quale è in diretta contrapposizione al termine liberale. Joseph Déjacque ha coniato il termine libertario: nell'esposizione della pratica libertaria prospetta l'abolizione dello Stato, della proprietà, della religione e della famiglia. Lo stesso Rothbard, che prende da Déjacque solo l’abolizione dello stato e sicuramente sviluppa tesi più attuali e positive, ammetteva che l’uomo non era pronto per uno stato libertario e, mi permetto di dire, non sarà mai pronto, per il semplice motivo che solo l’uomo perfetto potrebbe consentire la sopravvivenza di una società libertaria. Sarebbe bello, ma non può che rimanere un’utopia. Interessante come discussione filosofica, ma insignificante se la finalità è cercare idee applicabili ad uno stato reale in grave difficoltà.

Quindi, il popolo di Tea Party è liberalista o libertario? Presentarsi con un’identità chiara significa poter costruire una comunicazione forte e ficcante. Significa avere la struttura di un progetto in grado di sostenere qualsiasi obiezione alle proposte avanzate. Alla fine si deve scegliere. Io non ho dubbi: scelgo Ludwig Von Mises. Soprattutto in questo momento storico e in questa situazione economico-finanziaria. Nel sistema attuale l’applicazione del libertarismo sarebbe catastrofica. Vi è un forte bisogno di leadership e di idee forti da portare avanti con coraggio.

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