Finanza

lunedì 11 luglio 2011

Banche italiane: un declassamento annunciato

S&P e Moody’s hanno espresso in modo esplicito la valutazione sull’Italia e sulla manovra fatta. Ed ecco, allora, il vittimismo italiano e la comunicazione viziata prendere immediatamente il sopravvento con il solito motivo: siamo i migliori, i più bravi e gli altri sono peggio.
Forse dovremmo ricordarci che veleggiamo intorno al 120% di debito pubblico con aumenti mensili continui (mai interrotti) e del quale nessuno sembra troppo preoccupato. Traslata su una qualsiasi azienda, tale situazione, non consentirebbe nessun accesso al credito. Invece, il sistema Italia si ribella a chi vuole denunciare una realtà che non può più attendere. 
Nonostante un’economia agonizzante, nonostante il paese sia agli ultimi posti per la capacità di attrarre capitali (linfa vitale per qualsiasi paese) dietro a nazioni che dovrebbero essere ben più arretrate di noi, nonostante si abbia, a fronte di servizi inadeguati, una tassazione media (dati sole 24 ore) pari al 68% contro una media europea del 44% e mondiale del 48%, l’Italia intera grida allo scandalo, all’attentato. Si convocano le società di rating affinchè, nella farsa più totale, ammorbidiscano la realtà e si vorrebbero controllare le operazioni corte. 
La verità, a mio parere, è che oltre ad arretrare e perdere colpi nella competizione globale, non abbiamo la forza e la mentalità per effettuare quei cambiamenti drastici e dolorosi di cui necessita una nazione nelle nostre condizioni. Abbiamo paesi sviluppati come alcuni stati degli Usa, L’Inghilterra, la Svizzera, paesi del nord Europa e alcuni paesi dell’est che hanno adottato politiche forti e chiare nell’intento di (ri)portare in patria capitali, aziende, investimenti e lavoro. Vedi Volkswagen che nel Tennesse ha investito 1 miliardo di dollari per uno stabilimento che sarà il più avanzato creando ben 2.000 posti di lavoro. Un investimento simile è stato fatto da Bmw. Tutto grazie e “manovre politico-finanziarie” fatte in modo pragmatico e lungimirante che hanno consentito a questi stati di essere competitivi anche rispetto alla Cina. 
La manovra finanziaria italiana avrebbe dovuto eliminare sprechi ed effettuare tagli che, in molti comparti, avrebbero dovuto arrivare anche intorno al 20% (non è un’eresia, Cameron in Inghiltrerra lo sta facendo). La manovra era l’occasione che il mercato attendeva, per valutare la reale volontà di politica e lobby economico-finanziarie-sociali nel far fronte con decisione alla insostenibile impostazione italiana; imponendo quel cambiamento strutturale e culturale senza il quale l’Italia non potrà uscire vincente dall’attuale situazione. 
Tutto questo è ben lungi dal verificarsi e la manovra ne è stata la conferma più esplicita. Quindi, brave S&P e Moody’s, se avessero fatto altrettanto ai tempi della Lheman....  Oggi, l’agenzia cinese Dagong ha declassato l’Italia e, in un’intervista alla CNBC, Jim Rogers, guru finanziario di Wall Street, ha chiaramente parlato dell’azione della Consob riguardo alle operazioni short come di chi agisce per il governo e non capisce niente di mercato. Dovremmo smetterla di fare del vittimismo della serie: ce l’hanno tutti con noi. Bisognerebbe cominciare ad essere seri, forse potremo prenderci in giro ancora un po', ma i mercati ormai hanno bisogno di sostanza, non di belle parole.

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