Finanza

martedì 26 luglio 2011

Costo della politica e costo sociale: due facce della stessa medaglia

Ormai, non si fa altro che parlare dell’eccessivo costo della politicaCosa più che vera e giusta, ma l’impressione che deriva dal frastuono delle continue discussioni su tale argomento è che diminuendo i parlamentari, dimezzando gli stipendi ai politici, eliminando le auto blu e altro ancora, si risolvano i problemi dell’Italia. Sicuramente sarebbe un bel gesto simbolico ridurre i costi di cui sopra, ma i problemi italiani sono ben altri. Il problema più grande sono gli italiani e la loro mentalità. E i governi che si succedono non sono altro che la rappresentazione reale della società. Anche oggi.

Il costo della politica è direttamente proporzionale al costo sociale. Ed è correlato alla nefanda mentalità che confonde e mette sullo stesso piano i bisognosi reali impossibilitati ad una vita normale e i parassiti fisicamente e mentalmente sani che altro non sono che una zavorra. Questo è un costo enorme per lo stato. Facciamo degli esempi. Gli insegnanti che pretendono di avere il posto sicuro ed essere mantenuti dagli italiani perché, nonostante le nascite sian in calo dagli anni 80, vogliono insegnare anche se manca la materia prima porta, come conseguenza sociale, ad avere più maestri alle elementari, quando in altri paesi ne basta uno solo; ad avere nelle università il doppio dei corsi di specializzazione, molti dei quali con un numero irrisorio di iscritti, per dare lavoro inutile a tutti; ad una scuola in cui, a parità di spesa con i paesi europei, il 97% del totale è alla voce stipendi. Però la massa li difende quando da “precari” (e chi non lo è oggi) scendono in piazza per pretendere.

Potremmo parlare dei dipendenti pubblici che, guai a toccarli, lavorano 6 ore hanno lo stipendio da 8 ore e una produttività da 4 ore. Oppure di quei dipendenti della regione Veneto (ma non sono solo loro evidentemente) che -101 su 115- disertavano il lavoro: non sarebbero da licenziare in tronco ? Non si può, risponderebbe qualche ben pensante. Oppure ancora i bancari, anche la loro produttività è bassa. Sono in troppi, ma si devono mantenere anche se non servono. Potremmo continuare, passando per la corruzione quotidiana, ma quanto detto credo sia sufficiente per comprendere come il costo dello scambio politico-sociale sia insostenibile nella società odierna e come una possibilità per evitare un futuro, non distante, stile Grecia, necessiti non di riforme (andavano bene 20 anni or sono), ma di un cambiamento strutturale e di una rivoluzione culturale; di un cambio di mentalità

La nostra cultura ha portato l’italiano medio a chiedere e pretendere privilegi facendoli passare per diritti. Ricordiamo Bastiat: lo stato è lo strumento attraverso il quale la gente pensa di poter vivere alle spalle degli altri. L’Italia è l’esempio di quanto sia vero e attuale questo concetto.
Oggi mancano leader carismatici per un cambiamento così importante. Il prodotto del vuoto culturale, purtroppo, è ad esempio Grillo, bravo a protestare, ma che nella proposta rimane scontato, vecchio e ideologico. Oppure Vendola, che sembra sia stato ibernato negli anni 70 e tirato fuori negli anni 2000 come nuovo. Per i giovani in effetti così pare, non avendo vissuto gli anni 70. I suoi slogan sono un copia e incolla di quanto propagandato in quegli anni.

L’aberrante mentalità presente emerge anche da una recente ricerca europea. Mentre, il laureato europeo tende ad identificare il titolo come la possibilità di lavorare da professionista o come autonomo, in Italia la laurea è mediamente vista come la possibilità di trovare un posto fisso con uno stipendio più alto. Uno sfacelo. Anche perché molti laureati credono sia un diritto.

Poi ci sono i liberali sotto forma di associazione, di movimenti e quant’altro che, ahimè, sono portatori di una confusione notevole. Fanno riferimento ad autori (troppi) importanti che pur partendo dall’idea liberale, sono ben differenti nell’applicazione pratica. Parliamo di autori e idee vietate nel percorso scolastico e mistificate nel loro significato. Liberale, liberismo, liberalismo, libertarismo, quanti sanno effettivamente le differenze di pensiero di queste “speci”, ma soprattutto la differente struttura che si dovrebbe applicare ad una società?

Ci vorrebbe chiarezza e un’ idea facilmente recepibile da portare avanti. Una comunicazione forte e riconoscibile. Chi è leader ha la capacità di prendere decisioni e, quindi, di scontentare qualcuno. E’ un passaggio fondamentale. La forza di un idea è anche questo. La gente non conosce idee ed esempi differenti da quelli propinati per anni. Bruno Leoni diceva che ci sono voluti 100 anni per imporre il socialismo ce ne vorranno 50 per debellarlo, io credo che 20 siano passati, ne mancano 30.

Nessun commento:

Posta un commento